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Isabella Tosatto: L’importanza di mettersi in gioco

Tempo di lettura : 9 minuti

Isabella Tosatto, forte di una lunga esperienza nel settore della ricerca e selezione del personale, ha iniziato a lavorare presso Confindustria Vicenza nel 1993. Dal 2014, ricopre il ruolo di responsabile per i rapporti con scuole e università. Si occupa di organizzare e gestire iniziative volte a creare sinergie tra il mondo del lavoro e le istituzioni educative, quali scuole primarie, secondarie e università. Inoltre, coordina incontri di orientamento per la scelta scolastica e la ricerca del lavoro nelle scuole primarie e secondarie, nonché l’organizzazione e l’attuazione di progetti e concorsi tra le scuole della provincia.

Intervista a Isabella Tosatto

In questa intervista, Isabella Tosatto racconta il suo percorso professionale, passando dalla selezione del personale in Confindustria alla promozione della formazione professionale e alla sua “terza vita” a Dubai. Isabella condivide le sue esperienze nei viaggi in Cina e India, l’importanza di incoraggiare i giovani a seguire le proprie passioni e la necessità di mettersi in gioco. Dal suo punto di vista attuale a Dubai, Isabella riflette sulle difficoltà affrontate dagli imprenditori italiani, la differenza tra le culture nella promozione dell’autonomia e dell’indipendenza, e l’importanza della curiosità come ingrediente principale per il successo.

PF: Raccontami come hai iniziato, Isabella. Presentati ai lettori di QuiDubai.

Sono nata come selezionatrice di personale e ho lavorato in questo campo per 18 anni in Confindustria. Era la fine degli anni ’80, un periodo in cui la selezione del personale era ancora un’area nuova, soprattutto nella realtà provinciale di Vicenza, dove vivevo. Ho sempre amato questo settore e ho continuato ad approfondirlo. In quel periodo avevo una società con altri soci, ma non tutti i “matrimoni” funzionano. Quando abbiamo interrotto la collaborazione, mi sono presentata in Confindustria come esperta nella selezione del personale. “Siete interessati?” ho chiesto, e così è nato un servizio di qualità dedicato alla ricerca e selezione dei dipendenti, soprattutto a favore delle imprese associate. Abbiamo portato avanti questo progetto per oltre 10 anni in Confindustria.

In seguito, il Presidente ha cambiato idea e il servizio è stato chiuso. A quel punto, Ho iniziato a lavorare con il GGI (Gruppo Giovani Imprenditori) sviluppando alcuni progetti con loro. Ad esempio, due viaggi in Cina e uno in India, nel 2006 e 2007, quando i cellulari non erano ancora così evoluti come oggi. Convincere un gruppo di 44 giovani imprenditori a partire per mete così lontane è stata un’impresa notevole. Durante queste due missioni, abbiamo visitato sia aziende italiane che avevano delocalizzato la loro produzione lì, sia aziende cinesi e indiane che stavano evolvendo e crescendo gradualmente verso una filosofia più occidentale, inclusa l’adozione di certificazioni di qualità che in precedenza non facevano parte della loro cultura.

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PF: Avete intrapreso un viaggio di gruppo in Cina e India; qual era lo scopo di scegliere queste destinazioni? Era per ampliare le vostre conoscenze?

IT: Abbiamo scelto queste destinazioni perché all’epoca erano mercati ancora poco conosciuti, dai quali era possibile apprendere aspetti importanti. Ad esempio, nel nostro Paese non esiste un sistema consolidato di supporto agli imprenditori, che spesso si trovano a dover agire in autonomia. Questi viaggi servivano per esplorare le opportunità offerte prima dalla Cina e poi dall’India. Abbiamo visitato Pechino, Shanghai, Dehli, Japur e Mumbay e diverse zone industriali, incontrando aziende italiane locali per comprendere come si fossero integrate e adattate. Organizzavamo cene con imprenditori e manager locali, in modo da capire le difficoltà e le opportunità che incontravano.

È stato un periodo molto gratificante e interessante, durante il quale ho organizzato attività utili per gli imprenditori, specialmente i più giovani, nonostante non avessi esperienza specifica in viaggi o relazioni internazionali.

In Confindustria, abbiamo lavorato per orientare gli studenti verso il mondo dell’impresa

Successivamente, mi sono dedicata all’area Education, promuovendo la formazione professionale presso istituti di vario tipo, dalle scuole elementari all’università. Questo progetto è stato apprezzato sia dagli studenti che dai docenti, generalmente restii alle influenze esterne. In Confindustria, abbiamo lavorato per orientare gli studenti verso il mondo dell’impresa. Ho avuto un ottimo rapporto con gli imprenditori che si dedicavano al volontariato nelle attività di orientamento scolastico, e insieme abbiamo instaurato una buona relazione con le scuole a tutti i livelli.

Un episodio che ricordo è quando una bambina mi raccontò che sua madre voleva che diventasse parrucchiera, nonostante la sua passione per i motori. Questo mi ha fatto riflettere sull’importanza di incoraggiare i giovani a seguire le proprie passioni.

Infine, come ti accennavo, nella mia “terza vita” ho deciso di mettermi a mia volta in gioco trasferendomi a Dubai.

PF: Ecco Isabella, ora vivi a Dubai: come mai hai scelto Dubai?

IT: La scelta di Dubai è stata influenzata da diversi fattori. Innanzitutto, cercavo un posto con un bel mare e Dubai è certamente famosa per le sue splendide spiagge. La seconda ragione è che Dubai è un centro mondiale in forte crescita e sviluppo. Venendo qui, si percepisce facilmente l’energia e l’entusiasmo che si respira in città. Avevo già visitato Dubai diverse volte grazie ad alcuni amici che vi abitavano e mi ero subito innamorata dell’atmosfera elettrizzante del luogo.

Nonostante il Covid e il blocco a livello mondiale, ho deciso di tentare l’avventura e trasferirmi a Dubai l’anno in cui ho compiuto 60 anni. Ho rassegnato le mie dimissioni dopo 30 anni di lavoro, e gli imprenditori che mi conoscevano mi hanno sostenuto e incoraggiato a realizzare questo sogno.

Un altro motivo fondamentale nella scelta di Dubai è la sicurezza che si vive qui: la città è molto sicura e tranquilla, permettendo anche alle donne di muoversi liberamente a qualsiasi ora del giorno e della notte. Inoltre, la qualità dei servizi a Dubai è molto alta, rendendo la vita più comoda e piacevole.

Dubai è una città multiculturale che offre stimoli ed esperienze incredibili. È un luogo ideale per i giovani, che possono confrontarsi con persone di diverse culture e vivere esperienze uniche. La meritocrazia è molto più presente qui rispetto all’Italia: chi è bravo e capace ha la possibilità di emergere e di realizzare una carriera di successo. Inoltre, ci sono numerosi acceleratori per le start-up, il che rende Dubai un ambiente ideale anche per i giovani imprenditori.

Anche se non ero più così giovane, ho avuto l’opportunità di mettermi in gioco a Dubai, cosa che sarebbe stata molto più difficile in Europa. In definitiva, la scelta di Dubai è stata dettata da una combinazione di fattori, tra cui l’ambiente stimolante, la sicurezza, la qualità dei servizi e le opportunità professionali.

PF: Come ex Confindustria, con la formazione e il know-how di Confindustria, come vedi l’Italia oggi da Dubai?

IT: Quando vivi all’estero, i tuoi occhi si aprono molto di più e acquisisci una percezione diversa. Da qui, riesco a vedere tutte le difficoltà oggettive in cui gli imprenditori italiani si trovano. In Italia, il peso psicologico del terrorismo mediatico influisce molto. Sono tornata in Italia a settembre, ma appena atterrata, non vedevo l’ora di tornare a Dubai, che ormai considero casa mia, poiché mi appartiene come pensiero e stile di vita.

Leggendo i giornali in Italia, ho avvertito un’immediata sensazione di oppressione: parlavano di guerra, del costo dell’energia e di altre notizie negative. Ma è davvero così? Le aziende sono in crisi in Italia? La risposta è no. Gli imprenditori italiani sanno lavorare e trasformare le crisi in opportunità.

Ciò che fa la differenza è come reagisci all’ambiente che ti circonda, come contribuisci a cambiare la narrazione e quanto sei disposto a metterti in gioco. E questo vale anche per i giovani. Ad esempio, un laureato in ingegneria trova lavoro rapidamente, mentre un laureato in filosofia potrebbe incontrare maggiori difficoltà. Tuttavia, è importante spingersi nella propria direzione e mettersi in gioco, cercando opportunità in cui le proprie competenze possano essere utili.

Vivendo a Dubai, dove tutti si mettono in gioco, noto quanto timore ci sia in Italia, dove invece di cogliere l’opportunità e dire “ci provo”, si tende ad adattarsi a un contesto negativo alimentato dal terrorismo mediatico, dalla burocrazia, dai politici e dall’informazione in generale. Questo tipo di narrazione deprimente influenza molto i giovani, che tendono ad arrendersi al non darsi da fare perché convinti che sia impossibile riuscire.

Secondo me, è importante incoraggiare una cultura del mettersi in gioco e di scoprire ciò che è adatto a ciascuno e ciò che piace fare, già durante il percorso di studi.

PF: Quindi, oltre all’informazione, c’è spazio per migliorare anche nell’ambito della formazione?

IT: Sicuramente, a mio parere il punto di partenza deve essere la famiglia, perché è lì che si gettano le basi. Spesso i giovani non ricevono abbastanza incoraggiamento dai genitori, che tendono a proteggerli eccessivamente. In Italia, le famiglie sono in genere molto protettive, a differenza di quanto avviene in altre parti del mondo.

PF: Quali differenze hai notato tra un genitore italiano e uno di altre culture, in base alle tue esperienze e osservazioni?

IT: Ricordo che a 18 anni sono andata in Germania per migliorare il mio tedesco. La famiglia che mi ospitava, con cui in seguito ho stretto una bella amicizia, aveva una figlia di nome Barbara. Appena compiuti 18 anni, Barbara si è trasferita fuori casa. Ero sorpresa, dato che la casa familiare era molto grande. Ho chiesto: “Perché Barbara decide di andare a vivere da sola?” Per loro la risposta era naturale: “È fondamentale imparare ad essere autosufficienti, a camminare con le proprie gambe”.

Gli italiani faticano a ragionare in questo modo, in quanto non condividiamo lo stesso approccio all’indipendenza e all’importanza di metterci in gioco per conoscere il mondo e noi stessi, le nostre competenze e talenti. Ciò comporta anche imparare a guadagnarsi da vivere, pagare le bollette, l’affitto e affrontare situazioni complesse, imparando a conoscere bene i propri diritti e doveri. I giovani di altre culture si mettono alla prova e viaggiano da sempre, a differenza di noi italiani.

Nel Nord Europa ma anche in Paesi come la Spagna, la cultura dell’autonomia e del mettersi in gioco è più radicata. Gli italiani, grazie alla loro innata creatività, possono avere un vantaggio. Tuttavia, quando si combinano creatività e propensione a mettersi in gioco, si possono raggiungere obiettivi notevoli, andando oltre le narrazioni consuete e limitanti condite di guerre, crisi economica e problemi. Non siamo forse noi a creare questi limiti? La forza in una risposta efficace sta proprio nel saper mettere in gioco se stessi, e questo deve essere trasmesso dalla famiglia, dalla scuola e anche dalla politica.

Nel Nord Europa ma anche in Paesi come la Spagna, la cultura dell’autonomia e del mettersi in gioco è più radicata

PF: Dall’esperienza di osservare i giovani italiani, soprattutto dalla tua prospettiva attuale a Dubai, quali competenze ritieni fondamentali per i giovani italiani di oggi? Per concludere questa intervista, qual è il primo ingrediente della ricetta per “mettersi in gioco”?

IT: Secondo me, l’ingrediente principale è la curiosità. Come diceva Steve Jobs, “Stay hungry, stay foolish” che io sintetizzo, appunto con “siate curiosi”. Nei miei interventi nelle scuole superiori e università, ho sempre incoraggiato i ragazzi ad essere curiosi. La curiosità è ciò che spinge a conoscere, approfondire, confrontarsi, valutare e capire. Ognuno di noi deve comprendere se stesso per identificare il percorso migliore. Se qualcuno segue un percorso di studi e poi scopre che non è quello che pensava, che non è in sintonia con le proprie inclinazioni, deve avere il coraggio di cambiare. E ciò è possibile solo se si è curiosi.

In quest’epoca di intelligenza artificiale e nuovi strumenti, cosa distingue gli esseri umani? La prima tra queste skills è la curiosità. Grazie alla curiosità, si possono esplorare infinite sfumature e possibilità. Questo vale non solo per i giovani, ma anche per noi “senior”. È importante avvicinarsi alle innovazioni odierne, come l’intelligenza artificiale o le criptovalute, che possono sembrare complesse. Se non le studi e le comprendi, rischi di rimanere tagliato fuori dal mondo.

Una volta che le capisci, puoi farle tue e non limitarti a seguire ciò che gli altri dicono. Con la curiosità di capire, puoi trasformare gli strumenti a tua disposizione. L’invenzione consiste nel prendere le risorse disponibili, anche se limitate, e scoprire che le combinazioni possibili sono infinite.

La sfida è prendere ciò che hai compreso, interiorizzarlo e capire come possa essere in sintonia con te stesso. Concludo dicendo: trovare il proprio percorso è fondamentale e la curiosità è la materia prima che permette a ognuno di scoprire nuove possibilità e straordinarie opportunità. Che permette di comprendere la fondamentale importanza di mettersi in gioco.

L’intervista con Isabella Tosato giunge al termine, mettendo in luce il suo straordinario percorso professionale, incentrato sulla formazione di giovani e futuri imprenditori. Isabella ha infuso in loro la determinazione nel darsi da fare, nell’andare oltre i tradizionali schemi e nel non farsi scoraggiare dalle voci pessimistiche che parlano di un mondo in declino e di un futuro da temere. La sua esperienza all’estero e la sua nuova vita a Dubai le hanno offerto un prezioso insegnamento: l’importanza di mettersi in gioco come chiave del successo, e come tale mentalità sia più facile da adottare in altri contesti.

Rimaniamo in contatto con Isabella Tosato, con l’intenzione di approfondire ulteriormente i suoi spunti sulla ricetta vincente del “mettersi in gioco”. Un sentito ringraziamento per la sua disponibilità, e non vediamo l’ora di condividere con voi altre perle di saggezza in futuro.

Paul Fasciano

Direttore di QuiDubai.com, Paul k. Fasciano è un Mental Coach prestato al mondo della comunicazione. E' anche Business Coach, Consulente, Editore e Autore.

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