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Aziende italiane: crescita all’estero? Dubai e la via Cucinotta

Tempo di lettura : 3 minuti

Ciao! Sono Enrico Cucinotta, e negli ultimi dieci anni ho avuto il privilegio di guidare oltre 500 imprese italiane attraverso il labirinto di tasse e burocrazia. Lavoro con lo Studio multidisciplinare Daniele Pescara Consultancy, un team di oltre 40 professionisti, e la mia missione è semplice: trasformare le complessità fiscali e operative in risultati concreti, visibili direttamente sui conti correnti. Se cerchi un abbattimento fiscale medio del 47% e una guida verso profitti massimizzati, probabilmente sai di cosa parlo. Ma oggi, voglio affrontare un tema che va oltre la fiscalità, un nodo cruciale per chiunque sogni di vedere la propria azienda non solo sopravvivere, ma prosperare e scalare, in Italia e, soprattutto, fuori.


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Il paradosso italiano: quando la crescita diventa un ostacolo

Immaginate di avere un’idea geniale. Un servizio innovativo, un prodotto o qualcosa che il mercato aspetta da tempo. Vorreste vederla fiorire, espandersi, conquistare nuove vette. Perfetto, ma se la vostra azienda è in Italia, preparatevi. Non parlo solo della solita tiritera su tassazione, burocrazia e le lungaggini burocratiche per assumere personale (che, diciamocelo, meriterebbe un articolo a parte, e magari lo faremo). Parlo di un ostacolo molto più subdolo e pervasivo: il sistema bancario.

Sì, il sistema bancario italiano. E non è solo una mia impressione, è un dato di fatto. È un sistema che si dimostra incredibilmente fragile, insicuro e, diciamocelo, poco avvezzo a sostenere progetti imprenditoriali, sia per le startup più audaci che per le aziende già avviate che vogliono fare il salto di qualità. Perché? I motivi sono diversi e, purtroppo, strutturali.

Innanzitutto, la struttura obsoleta e burocratica. Le nostre banche sono spesso imbrigliate in modelli di gestione tradizionali, con processi decisionali che somigliano a un’odissea greca. Questo si traduce in un’estrema lentezza nel concedere affidamenti, penalizzando chi ha bisogno di liquidità in tempi rapidi. E non stiamo parlando solo delle startup. Parliamo anche di aziende con una solida struttura che, magari, vogliono fare un salto, scalare il loro business, non impiantarsi dove sono già. Ecco, loro incontrano delle frizioni gigantesche.

Dalla scarsa propensione al rischio alle normative salvabanche

Il secondo punto, strettamente legato al primo, è la rigidità nei criteri di concessione del credito. In Italia, se vuoi accedere a un finanziamento, devi essere già “perfetto”: una posizione finanziaria solida, garanzie consistenti, un passato immacolato. Ma cosa succede se un’azienda, pur essendo solida e con un buon fatturato, magari in passato ha avuto un’insolvenza per una “cavolata”? O, più semplicemente, non ha mai avuto bisogno di linee di credito perché ha sempre lavorato con soldi propri? Qui, la strada si fa in salita, e gli ostacoli sono particolarmente importanti.

Poi c’è la scarsa propensione al rischio. Molti istituti di credito italiani hanno una mentalità conservativa ai limiti del luddista. Preferiscono non erogare prestiti anche se c’è un minimo rischio di insolvenza. È come se avessero paura della loro stessa ombra, o meglio, della propria esposizione. E qui, il paragone con Paesi come il Regno Unito o gli Emirati Arabi diventa illuminante dove, se vengono rispettati determinati requisiti (e questo è da scrivere a caratteri cubitali e pure di più!), l’accesso al credito può essere incredibilmente più semplice. È un mondo diverso e ne parlo a ragione visto che vivo e svolgo la mia attività professionale proprio a Dubai.

Infine, ma non meno importante, i vincoli normativi patrimoniali. Pensate a normative europee come Basilea 3 o Basilea 4, che impongono alle banche requisiti patrimoniali stringenti. Questo le costringe a limitare il credito per non esporre troppo i loro bilanci. Il messaggio che emerge è chiaro, e quasi disarmante: “Salviamo le banche, anche se questo vuol dire non far crescere l’economia.” Non c’è più nessuno che rischia, nessuno che investe con la stessa audacia, ed ecco che l’economia europea si ritrova in una fase di stagnazione.

Dubai: dove il rischio premia e l’innovazione trova casa (se fai il primo passo giusto)

Totalmente diverso è lo scenario negli Emirati Arabi, e a Dubai in particolare. Qui, l’economia è in costante crescita, e la propensione al rischio è molto più alta. Perché? Semplice: le banche, gli istituti di credito, i finanziatori privati, i business angel – insomma, tutti coloro che hanno i mezzi per far girare l’economia – sono pieni di “schei”, come si direbbe dalle mie parti, di liquidità da investire.

E la chiave è questa: se dimostri la tua solvibilità, la tua solidità, la tua struttura, presenti un business plan convincente e mostri i risultati ottenibili, la tua appetibilità per gli investitori cresce esponenzialmente. Non si tratta solo di “mancanza di supporto all’innovazione” in Italia, ma di una cultura del rischio e dell’investimento completamente diversa.

Un punto cruciale, però, è questo: non si può pensare di arrivare a Dubai con tante belle promesse e solo “l’aziendina italianina”. Non funziona così. L’imprenditore deve fare un primo passo concreto: essere presente sul territorio. Questo significa avere una struttura giuridico-fiscale, o addirittura residenziale, negli Emirati Arabi. Devono esserci piccole movimentazioni reali, dovute a fatturazioni per servizi o prodotti già erogati nel territorio emiratino. Solo dopo questo percorso, che è estremamente limitato nel tempo rispetto all’Italia, si può accedere a un importante flusso di credito.

Morale della favola? Se volete davvero scalare il vostro business, se non volete rimanere intrappolati nell’economia stagnante europea, allora dovreste seriamente valutare un piano B. E questo piano B, lo dico per esperienza, spesso porta il nome di Dubai o degli Emirati Arabi Uniti. Oppure, beh, continuate pure a “smazzarvi” e a implorare supporto dalle banche italiane. La scelta, e la crescita, è vostra.

Enrico Cucinotta

Enrico Cucinotta è un consulente con oltre 10 anni di esperienza, specializzato nell'ottimizzazione fiscale e operativa per aziende italiane. Ha supportato più di 500 imprese, contribuendo a un aumento dei profitti fino al 75% e a una riduzione fiscale media del 47%. Come Responsabile Operativo Italia per il Gruppo MP Consultancy LTD, opera a Padova, Roma e Dubai, con una forte expertise nelle dinamiche fiscali internazionali. Cucinotta è anche coinvolto nell'implementazione di standard di eccellenza per le imprese. Per consulenza fiscale o espansione internazionale, è possibile contattarlo al +049 736 0107.

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