Quando il mondo si interroga sul metaverso, sulla blockchain e su quella roba un po’ fumosa che chiamano Web3, Dubai non solo ascolta, ma decide di organizzarci una fiera. E non una fierucola di paese, ma qualcosa di roboante come l’HODL 2025. HODL, per i non iniziati, è un acronimo che nel gergo cripto significa “Hold On for Dear Life”, ovvero “Tieniti forte per la vita”. Ed è esattamente la sensazione che si prova a girovagare tra gli stand luccicanti di questi eventi.
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Benvenuti alla fiera delle meraviglie digitali (e delle aspettative smodate)
Immaginate un mix tra un’esposizione universale del futuro, una parata di nerd entusiasti e un raduno di venditori di olio di serpente digitale. Qui si incontrano i cosiddetti “guru” del settore, personaggi con occhiali da sole improbabili e portatili ultra-sottili, che parlano di decentralizzazione con un’autorità che farebbe invidia a un profeta biblico, ma con una certa vaghezza quando si tratta di spiegare come tutto questo si tradurrà in un conto in banca più gonfio per il sottoscritto. Si discute di NFT, di finanza decentralizzata (DeFi) e di mondi virtuali dove il tuo avatar può comprarsi una Lamborghini digitale (ma non puoi parcheggiarla nel tuo garage reale, dettaglio non da poco). L’atmosfera è vibrante, quasi febbrile. Sembra di essere al centro di una rivoluzione, o forse solo di una gigantesca bolla di sapone digitale che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. E noi, da bravi giornalisti curiosi, ci aggiriamo tra la folla, cercando di capire se stiamo assistendo alla nascita di una nuova era o all’ennesimo carnevale di sogni.
Tra “North Star Metrics” digitali e camminate nel metaverso
Il fascino di HODL 2025 non risiede solo nelle promesse mirabolanti di guadagni facili (o, quantomeno, veloci), ma nel modo in cui Dubai sta abbracciando e promuovendo questo universo. La città non è solo un ospite, è un attore principale. Si posiziona come un hub globale per l’innovazione finanziaria, e lo fa con la solita disinvoltura con cui costruirebbe un’isola artificiale a forma di palma. Qui, l’entusiasmo per il Web3 è palpabile, quasi contagioso.
Si parla di “north star metrics” che non sono più il semplice fatturato di un’azienda, ma chissà, magari il numero di NFT venduti nel tuo meta-negozio virtuale o la velocità con cui un tuo avatar può attraversare un deserto digitale. I guru, con la loro inconfondibile retorica, dipingono scenari in cui ogni transazione sarà istantanea, ogni bene digitale avrà un valore intrinseco e il denaro, quello fisico, diventerà un vecchio ricordo ingiallito. Certo, tra una sessione e l’altra, ci si ritrova a sorseggiare un caffè costosissimo in un bar reale, osservando le auto di lusso sfrecciare fuori, e ci si chiede: ma se tutto è digitale, a cosa serviranno queste bellezze tangibili?
Gli aneddoti divertenti, naturalmente, non mancano. C’è chi tenta di spiegarti la DeFi con la foga di un bambino che ha appena scoperto una caramella nuova, ma inciampa sulla differenza tra un token e un gettone del carrello della spesa. C’è il partecipante che si è vestito da astronauta virtuale e parla solo in gergo blockchain, lasciando i poveri camerieri con espressioni di perplessità. E poi ci sono i momenti in cui si cerca di capire davvero: quanto di tutto questo è oro colato e quanto è solo… beh, polvere di stelle digitali? Dubai, con il suo pragmatismo nascosto dietro un velo di sfarzo, sembra voler scoprire la risposta prima di tutti gli altri.
La Cripto-Follia è una Scommessa? (e quanto valgono i nostri portafogli digitali?)
La domanda che ronza nell’aria, come una zanzara particolarmente insistente, è: tutta questa cripto-follia è una scommessa vincente per Dubai? La città degli Emirati sta investendo pesantemente in infrastrutture e regolamentazioni per attrarre talenti e capitali del Web3. L’obiettivo è chiaro: diventare la capitale mondiale del metaverso e della finanza decentralizzata. Ma a che prezzo? E con quali rischi?
Certo, le prospettive rosee non mancano. Si immagina un futuro in cui le transazioni avverranno senza intermediari, la proprietà digitale sarà inattaccabile e l’economia globale sarà più equa (o almeno così dicono). Ma poi si torna con i piedi per terra, o meglio, con le dita sulla tastiera, e si ricorda la volatilità di questo mercato, le storie di chi ha perso tutto in un batter d’occhio e le incertezze normative che ancora aleggiano come un fantasma dispettoso.
Il fatto che Dubai ci stia ballando sopra, a questo metaverso, con tanta spavalderia, è un segnale. Potrebbe essere la mossa del genio, quella che la posizionerà all’avanguardia per i prossimi decenni. Oppure, potrebbe essere l’ennesimo capitolo di una storia di grandi ambizioni, dove il rischio è parte integrante del gioco. Quello che è certo è che l’HODL 2025 non è solo una conferenza; è un barometro dell’entusiasmo, della curiosità e, diciamocelo, di una certa dose di follia che caratterizza questo nuovo mondo digitale. E noi, da Inside Magazine, non possiamo che osservare, con un mix di fascinazione e un pizzico di apprensione per i nostri (e i vostri) portafogli, mentre Dubai continua a scommettere sul futuro, un meta-passo alla volta. Chissà, magari un giorno andremo a comprare un caffè virtuale in un meta-bar a Dubai. Sperando che non costi un Bitcoin!