Dubai è diventata una delle destinazioni più attraenti a livello globale per chi desidera avviare un’attività grazie alla sua quasi inesistente tassazione. Tuttavia, questa attrattiva ha spesso portato a una cattiva interpretazione delle opportunità fiscali da parte di imprenditori e consulenti che, tra gli anni 2000 e 2010, promuovevano la possibilità di aprire società a Dubai e lavorare altrove senza pagare tasse. Questa visione distorta ha portato alla creazione di migliaia di “scatole vuote”, società registrate negli Emirati senza attività commerciali concrete nel paese.
IL PUNTO
Dubai non è più il paradiso fiscale che era un tempo, e chi cerca scorciatoie rischia di pagare a caro prezzo la propria mancanza di preparazione. Tuttavia, per chi desidera espandere realmente il proprio business nel GCC e oltre, la città offre ancora enormi opportunità, soprattutto nei settori digitali, del commercio e dei servizi. Il successo dipende da una combinazione di lungimiranza, investimenti oculati e rispetto delle normative in continua evoluzione.
Il problema delle “scatole vuote” e la normativa internazionale
L’idea che si potesse sfruttare Dubai solo per fini di ottimizzazione fiscale senza alcun impegno effettivo ha generato un boom di società vuote, uno strumento utilizzato in molti altri paradisi fiscali, come Malta, Cipro, le Isole Vergini Britanniche, e Panama. Tuttavia, con l’introduzione di nuove normative, come le procedure anti-riciclaggio (AML) e il controllo “know your customer” (KYC), molte di queste società sono state chiuse rapidamente, causando non pochi danni a imprenditori male informati. Secondo un rapporto della Financial Action Task Force (FATF), nel 2021 Dubai ha rafforzato le proprie politiche di conformità, per garantire che solo aziende realmente attive e in linea con le normative internazionali possano continuare ad operare.
Ad esempio, una delle normative chiave introdotte negli Emirati Arabi Uniti è l’Economic Substance Regulation (ESR), che obbliga le imprese a dimostrare una presenza economica effettiva all’interno del paese. Questo ha portato alla cancellazione di molte licenze aziendali e alla chiusura di conti correnti bancari per chi non ha saputo adattarsi alla rapida evoluzione delle regole. Il messaggio è chiaro: Dubai non è più un paradiso fiscale per chi cerca solo di aprire una società di facciata.
Opportunità per chi desidera espandersi
Per chi desidera espandersi realmente nel mercato del GCC (Gulf Cooperation Council), Dubai rappresenta ancora un’opportunità unica. Il GCC è una delle regioni con il tasso di crescita economica più alto, con un PIL combinato di oltre 1,6 trilioni di dollari. Chi vuole realmente espandere il proprio business, sfruttando la posizione strategica degli Emirati, potrà beneficiare dell’incredibile crescita del mercato, soprattutto nei settori del turismo, dell’edilizia, della finanza e del digitale.
Ma il successo non è alla portata di tutti.
Prendiamo ad esempio la ristorazione, uno dei settori più ambiti per chi desidera investire a Dubai. In questo settore, il fattore più importante è la location. Affittare uno spazio nei centri nevralgici della città può essere un’operazione estremamente costosa, con prezzi che superano facilmente il milione di euro per il primo anno di affitto, a cui vanno aggiunti i costi di strutture, licenze e macchinari. Ci sono migliaia di italiani che hanno tentato di aprire una pizzeria a Dubai, ma al momento solo una decina sono operative. Questo dimostra come la competizione sia feroce e i costi di ingresso elevatissimi.
Settori in crescita e strategie di successo
Se la ristorazione e altre attività fronte pubblico possono risultare estremamente costose, settori come i servizi digitali, la consulenza, e il brokeraggio offrono opportunità con investimenti iniziali molto più bassi. Dubai sta rapidamente diventando un hub per le startup e l’innovazione tecnologica. Nel 2021, la città è stata il terzo mercato globale per le startup tecnologiche e ha attratto oltre 2 miliardi di dollari in investimenti di venture capital.
La chiave per avere successo in questi settori è concentrarsi su servizi di alta qualità e differenziare la propria offerta rispetto alla concorrenza. Secondo la Dubai Future Foundation, il 47% delle startup a Dubai prevede una crescita annua di oltre il 10%, un dato che rende la città una delle destinazioni più interessanti per gli imprenditori digitali e tecnologici.
L’importanza della conformità fiscale e la gestione dei capitali
Un’altra questione cruciale riguarda la conformità fiscale e la gestione dei capitali per chi opera a Dubai ma risiede all’estero. Posso aprire un’attività a Dubai e continuare a vivere in Italia? La risposta è sì, ma con delle riserve. L’Italia e molti altri paesi hanno accordi bilaterali con gli Emirati per evitare la doppia imposizione fiscale, ma è fondamentale seguire attentamente le normative locali ed europee per evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate.
Chi decide di trasferirsi deve considerare anche le questioni legate alla gestione del proprio patrimonio in Italia, specialmente per quanto riguarda proprietà immobiliari, società preesistenti e familiari a carico. È importante valutare attentamente tutti gli aspetti prima di prendere una decisione.
Nel prossimo articolo mi riprometto di approfondire le dinamiche fiscali tra Dubai e l’Italia, con un’analisi dettagliata su come gestire il rientro dei capitali e le implicazioni per chi desidera mantenere legami economici con il proprio Paese di origine.