//

Perché la lingua madre sblocca ciò che l’inglese tiene chiuso. Pensare in italiano a Dubai. 

Tempo di lettura : 3 minuti

Quando parli in italiano, ti esprimi con molte più parole. Parli con pancia, cuore e testa. Scopri perché per molti expat italiani le esperienze di relazione possono cambiare profondamente se accadono nella lingua in cui pensano davvero.


ASCOLTA IL PODCAST SPOTIFY DEDICATO A QUESTO ARTICOLO

Ne vuoi di più? Segui Podcast Inside su Spotify! CLICCA QUI


La lingua che parli dà forma a quello che pensi. 

Ci sono 7000 lingue diverse nel mondo e ognuna di esse è viva e in continuo cambiamento. Quando viviamo all’estero non possiamo più fare affidamento solo sulla nostra lingua madre, ma dobbiamo imparare il codice di comunicazione che ci permette di entrare in relazione con gli altri. Un’altra lingua, ma non solo: un altro modo di pensare.

Si dice che Carlo Magno abbia affermato che “conoscere una seconda lingua significa possedere una seconda anima”, ovvero significa aprire nuovi mondi dentro di noi.

Chi ha vissuto da expat come me lo sa: adattarsi ad un altro modo di parlare non è sempre facile e anzi, quando viviamo esperienze con tante emozioni forti coinvolte, è davvero faticoso trasmettere tutto il nostro sentire in una lingua che non è la nostra. 

Come Business Coach, mi capita di lavorare con clienti provenienti da tutto il mondo. Spesso la loro lingua madre è l’italiano. Avendo identificato uno schema ricorrente, mi sono chiesta come mai i madrelingua italiani prediligessero lavorare con me e ho domandato a loro il perché. La risposta è stata molto semplice e, come spesso succede con le cose semplici, mi ha illuminata e ha avviato la mia ricerca su questo tema. Mi hanno infatti spiegato che preferiscono parlare in italiano quando si tratta di temi che li toccano da vicino e che sono molto legati alla loro identità professionale e personale. Temi quindi che coinvolgono le loro emozioni e i loro pensieri. Lo spazio del coaching è in effetti uno spazio di dialogo online, dove l’espressione linguistica fa proprio da primo tramite per la creazione del rapporto di coaching. 

Mi sono chiesta: come mai queste persone si sentono “bloccate” se non parlano la loro lingua madre? È una condizione che accomuna tutti o è una peculiarità di alcuni? Ho iniziato così una ricerca i cui risultati sono stati, per me, sorprendenti. 


👉 Vuoi sapere a che conclusioni ha portato la mia ricerca? Continua a leggere


Conosci il Foreign Language Effect?

La spiegazione delle risposte dei miei clienti risiede in quello che viene definito il Foreign Language Effect, un fenomeno studiato in psicologia cognitiva e in linguistica secondo il quale, quando una persona pensa in una lingua straniera, tende ad attivare un modo di ragionare più analitico e distaccato, diverso da quello che si mette in moto nella lingua madre. Prendere decisioni in una lingua diversa dalla propria può influenzare in modo significativo il modo in cui ragioniamo. Cambiano, ad esempio, la percezione del rischio, la risposta a situazioni oggettive ma presentate in modo diverso (framing effect che si verifica perché le persone tendono a reagire in modo diverso a seconda di come le informazioni vengono presentate), e l’avversione alla perdita. In molti casi, le scelte risultano più coerenti dal punto di vista logico, ma anche più fredde – come accade nei dilemmi morali, dove si tende a optare per soluzioni più utilitaristiche. La lingua straniera riduce l’impatto emotivo dei pensieri, creando una sorta di distanza psicologica. Questo effetto potrebbe quindi essere “bloccante” in situazioni, come il coaching, dove attingere alle proprie risorse emotive potrebbe invece esserci di grande aiuto.

Il coaching è uno spazio sicuro nel quale il coach assume il ruolo di cassa di risonanza, di specchio, per accompagnare le persone nel riflettere sui propri pensieri, parole, credenze e sulle emozioni che prova. Attraverso questo processo stimolante e creativo si mira a massimizzare il potenziale professionale e personale del coachee. Ecco quindi perché i clienti di coaching hanno sentito la necessità di svolgere le sessioni nella loro lingua madre. Mandela disse: “If you talk to a man in a language he understands, that goes to his head. If you talk to him in his language, that goes to his heart” che sottolinea il potere della comunicazione e l’importanza di entrare in contatto con le persone a un livello più profondo ed emotivo, utilizzando la loro lingua madre.

È chiaro come questo fenomeno possa avere insidiose implicazioni su come comunichiamo e sulle relazioni professionali in un paese straniero: cercare lavoro o nuovi sbocchi professionali, gestire un team multiculturale e multilingua, negoziare, creare connessioni umane ricche, prosperare come essere umano nelle nostre tante identità. 

E tu, sei più analitico o più impulsivo quando prendi decisioni in inglese o in arabo? Il Foreign Language Effect influenza la lucidità, l’emotività e anche la sicurezza in sé. Capire come ti cambia può fare la differenza ogni giorno. Lo scopriremo nei prossimi articoli!


📝 In questo articolo si utilizza il maschile sovraesteso per semplicità e per favorire la scorrevolezza nella lettura. Ogni pensiero dietro a questi articoli è universale e rivolto a tutti i generi

Paola Beschi

Appassionata di persone e sistemi che funzionano. HR strategist, Executive Coach ICF, accompagna team e leader con uno sguardo internazionale e una curiosità instancabile per le dinamiche positive che generano crescita.

Le ultime novità da quidubai