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Dubai 2025: quando l’AI diventa un gigante da 5 Gigawatt (e noi ci sentiamo piccoli, piccoli)

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Ah, l’Intelligenza Artificiale. Quella cosa magica e un po’ inquietante di cui tutti parlano ma che nessuno capisce fino in fondo. È la promessa di un futuro dove i nostri problemi si risolvono da soli, il caffè ci viene servito a letto da un robot premuroso e le email di spam si autodistruggono prima ancora di arrivare. E poi c’è la realtà: un chatbot che non capisce che vuoi parlare con un operatore umano, un assistente vocale che ti riproduce la canzone sbagliata per la terza volta, e un algoritmo che ti suggerisce di comprare esattamente quello che hai appena comprato. La vita.


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Il cervello elettronico più grande del mondo? No, grazie. Ma il tuo smartwatch ti capirà meglio

Ma mentre noi comuni mortali ci arrabattiamo con le piccole (e grandi) frustrazioni dell’AI quotidiana, da qualche parte, nel deserto, le cose si fanno davvero serie. E per “davvero serie”, intendo dire così serie che ti fanno sentire come una formica che osserva la costruzione di una piramide. Parliamo dell’annuncio di un enorme campus AI da 5 Gigawatt in via di sviluppo tra gli Emirati Arabi Uniti e gli Stati Uniti, con un focus su Abu Dhabi ma con implicazioni che, fidatevi, faranno tremare anche i grattacieli di Dubai. Cinque Gigawatt. È una quantità di energia che fa impallidire l’illuminazione di un intero quartiere natalizio. Tutta dedicata a far “pensare” delle macchine. Uno pensa: ma cosa ci faranno con tutta questa potenza di calcolo? Ci insegneranno a preparare un risotto perfetto? O a capire perché la calza sinistra sparisce sempre in lavatrice?

L’accelerazione dell’IA in questa regione è vertiginosa. Sembra che, mentre il resto del mondo discute ancora se l’IA ci ruberà il lavoro o il sonno, gli Emirati abbiano già deciso di darle le chiavi della città. E forse anche del deserto. Il tutto con un’ambizione globale che, dobbiamo ammetterlo, ha qualcosa di affascinante e un tantino megalomane. Un po’ come costruire il grattacielo più alto del mondo solo per dimostrare che si può fare. O forse, per metterci dentro il cervello elettronico più grande del mondo. Chissà.

Quando i robot prendono il controllo (e magari gestiscono anche i nostri mutui)

E così, mentre gli ingegneri mettono a punto questo colosso dell’intelligenza artificiale, le domande si fanno sempre più pressanti. L’IA ci renderà davvero la vita più facile o semplicemente la complicherà con nuove sfide che ancora non riusciamo nemmeno a immaginare? Saranno i robot a gestire i nostri mutui? A decidere se siamo idonei per un prestito? O peggio, a farci la multa per eccesso di velocità nel metaverso?

L’impressionante scala di questo progetto AI negli Emirati Arabi Uniti è da brividi. Si parla di investimenti che fanno sembrare il nostro budget per il caffè del mattino una barzelletta. Ma dietro i numeri da capogiro e le promesse di un futuro “smart”, c’è una riflessione più profonda. Se l’intelligenza artificiale diventerà così pervasiva, con un tale dispendio di energia e risorse, quali saranno le reali implicazioni economiche e sociali? Sarà un motore di crescita ineguagliabile, creando nuove industrie e nuove opportunità? O si trasformerà in un gigantesco monopolio del pensiero, gestito da pochi eletti (e forse da qualche algoritmo troppo zelante)?

Il bello di Dubai, in questo contesto, è che non ha paura di sperimentare. La città è un gigantesco laboratorio a cielo aperto, dove le idee più audaci prendono forma in tempi record. Non ci stupiremmo di vedere, tra qualche anno, robot che bevono il caffè nei bar di Jumeirah (anche se speriamo che abbiano ancora bisogno di una mancia). O magari, taxi volanti guidati da IA che ti portano direttamente alla tua riunione nel metaverso. È una scommessa audace, che punta tutto sulla tecnologia come motore del progresso. E noi, da osservatori un po’ increduli e un po’ affascinati, non possiamo fare a meno di chiederci: fino a che punto si spingerà questa corsa all’IA? E saremo pronti ad accoglierla, o a fuggire sulle montagne (magari quelle simulate, nel metaverso)?

Il Campus AI da 5 Gigawatt – dati e implicazioni energetiche

L’annuncio di un campus di intelligenza artificiale negli Emirati Arabi Uniti con una capacità energetica di 5 Gigawatt (GW) rappresenta un benchmark significativo nel settore. Questa cifra non è casuale:

  • Potenza Installata: 5 GW equivalgono alla produzione di circa cinque grandi centrali nucleari o diverse decine di centrali a gas. È una capacità progettata per alimentare un data center di AI su vasta scala, che richiede enormi quantità di energia per il calcolo e il raffreddamento dei processori (GPU e ASIC).
  • Consumo e Calore: I processori dedicati all’AI generano un calore considerevole. Un data center da 5 GW indica un’infrastruttura con decine o centinaia di migliaia di server, dove ogni rack può consumare decine di kilowatt. La gestione termica è quindi cruciale e incide significativamente sui costi operativi e sull’impatto ambientale.
  • Alimentazione Energetica: La sostenibilità di un progetto di tale portata dipende criticamente dalla fonte energetica. Gli Emirati Arabi Uniti stanno investendo massicciamente nelle energie rinnovabili (solare in primis) e nell’energia nucleare (es. centrale di Barakah) per alimentare le loro infrastrutture. È presumibile che un campus di questa dimensione miri a una notevole quota di energia pulita per mantenere la competitività e soddisfare gli obiettivi di sostenibilità.
  • Implicazioni per il Settore AI: Un data center di questa scala è in grado di supportare l’addestramento di modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) e altri sistemi di AI avanzati con una velocità e complessità inimmaginabili per la maggior parte delle infrastrutture attuali. Questo posiziona gli EAU come un attore chiave nello sviluppo globale dell’intelligenza artificiale, attirando ricerca, sviluppo e investimenti.

L’investimento in una capacità energetica così massiva per l’AI sottolinea la visione strategica di lungo termine degli Emirati Arabi Uniti, ponendoli all’avanguardia nell’era dell’intelligenza artificiale su scala industriale.

L’Intelligenza Artificiale: una scommessa (forse) intelligente

La costruzione di un gigante AI da 5 Gigawatt non è solo un progetto ingegneristico; è una dichiarazione di intenti. Gli Emirati Arabi Uniti, con Dubai in prima linea, stanno scommettendo fortissimo sul futuro dell’Intelligenza Artificiale come fulcro della loro economia. Ma come ogni scommessa di dimensioni epocali, porta con sé domande che trascendono la mera potenza di calcolo.

Le cause di questa accelerazione sono molteplici e facilmente intuibili: la volontà di diversificare l’economia oltre il petrolio, l’ambizione di posizionarsi come leader tecnologico globale, e una certa (sana?) ossessione per il primato. Le conseguenze, tuttavia, sono un territorio meno esplorato. Da un lato, la promessa di una produttività inaudita, di nuove soluzioni per la sanità, la mobilità, la sostenibilità. Dall’altro, il timore di una disuguaglianza sempre crescente, di sistemi di controllo più pervasivi, e di un futuro in cui le decisioni più importanti potrebbero essere delegate a entità senza volto né cuore.

Questo gigantesco cervello elettronico ad Abu Dhabi, con le sue ramificazioni che inevitabilmente si estenderanno su Dubai, ci costringe a riflettere. Siamo di fronte a un’opportunità senza precedenti di migliorare le nostre vite, oppure stiamo costruendo, mattone su mattone (o meglio, chip su chip), le fondamenta di un mondo dove la nostra “piccola, piccola” intelligenza umana dovrà lottare per trovare il suo posto? L’ironia, in questo contesto, è quasi un meccanismo di difesa. Si sorride all’idea dei robot che ci portano il caffè, ma sotto sotto, una vocina nella testa ci chiede: e se un giorno decidessero che non ne abbiamo più bisogno?

La verità è che l’AI, in queste dimensioni, è una forza che va ben oltre la nostra comprensione quotidiana. È un esperimento su scala nazionale, con implicazioni globali. E se da un lato ci affascina la visione di una Dubai iper-efficiente, quasi perfetta, dall’altro ci chiediamo se in questo futuro iper-tecnologico ci sarà ancora spazio per l’imperfezione, l’errore umano, il caos creativo che rende la nostra vita così… umana. Per ora, possiamo solo osservare, magari con il nostro smartphone che non capisce un comando vocale, la costruzione di questo gigante. E sperare che, alla fine, il caffè ce lo facciano ancora le nostre mani. O almeno, che la macchina AI non ci chieda la mancia.

La Redazione

Siamo il magazine di riferimento per gli Italiani a Dubai.
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