“Abbiamo dato fiducia a Dubai e gliela diamo ancora, a tradirci infatti è stato un italiano. L’agente immobiliare ha ancora tempo per sistemare le cose, ma il suo tempo sta scadendo, mentre il mercato immobiliare dell’Emirato è sempre più in allarme”. Con queste parole, Marco Schiesaro, sindaco di Cadoneghe, ha iniziato a raccontare la sua vicenda a QuiDubai, svelando uno alla volta tutti i dettagli della presunta truffa immobiliare che ha travolto la sua famiglia. In mezzo a una tempesta mediatica che rimbalza tra Dubai e l’Italia, Schiesaro ci offre la sua testimonianza esclusiva, portando alla luce una realtà scomoda che sta scuotendo dalle fondamenta l’intero mercato immobiliare emiratino.
Un sogno nato sotto il sole di Dubai
La storia di Marco Schiesaro comincia con un sogno, un desiderio nato dopo numerosi viaggi a Dubai. Il sindaco racconta: “Si tratta dell’epilogo di un’iniziativa che io e mia moglie abbiamo intrapreso l’anno scorso, a seguito di una serie di viaggi che avevo fatto a Dubai, e che ci ha portato a maturare la decisione di acquistare un immobile. Non tanto per uso abitativo, ovvero per avere una casa a Dubai, ma a fini prettamente commerciali, con l’idea di portare anche la nostra attività lì. Qualcosa che potesse servire da foresteria, insomma, un pied-à-terre a Dubai”.
Così Dubai, con il suo skyline affascinante, le sue promesse, il suo stile di vita dinamico e coinvolgente, il suo eccitante mercato immobiliare, aveva conquistato Marco e sua moglie. La città sembrava essere il luogo ideale per realizzare un nuovo progetto commerciale. Ma quel sogno si è trasformato rapidamente in un incubo, che abbiamo voluto far raccontare direttamente dal sindaco di Cadoneghe.
Cosa vi ha spinto a scegliere proprio Dubai per investire in un immobile?
“Ci aveva colpito tutto di Dubai: la pulizia, l’ordine, la visione verso il futuro, la prospettiva che aveva, l’organizzazione, la progettazione. È anche una città in cui si sperimentano cose nuove e si dà spazio alle startup, ai nuovi progetti, senza preconcetti. Una cosa che ho notato è che non ci sono ideologie che condizionano questo o l’altro, neanche di natura religiosa, cosa che un italiano potrebbe aspettarsi. A Dubai ognuno è libero di pensarla come vuole, sia dal punto di vista politico, ideologico, che religioso. Insomma, questo spazio di libertà e progresso ci piaceva e avevamo maturato la scelta di fare anche questo passo”.

Il tradimento: un inganno all’italiana
Nella vicenda che ha coinvolto Marco Schiesaro, dietro la finta promessa di una nuova opportunità sembrerebbe essersi nascosto un inganno portato avanti poi proprio da un italiano. Se tutto verrà confermato nelle sedi legali, una truffa orchestrata in maniera così precisa da sembrare inizialmente affidabile e sicura. Ecco cosa hanno patito Schiesaro e la consorte, per aver creduto in quello che appariva un sicuro investimento a Dubai.
“Il problema non è stato con un cittadino emiratino”, spiega Schiesaro, “ma con un italiano. Si trattava di una persona che si presentava in modo credibile, molto presente sui social, su Instagram, con un bel sito convincente, eccetera. Insomma, ci abbiamo creduto. Ma non bisogna credere solo a ciò che viene pubblicato, bisogna andare in profondità e verificare tutto. Anche le Iene, la nota trasmissione televisiva italiana, avevano presentato Alberti come un agente immobiliare modello. Quando vedi queste cose, tendi a fidarti, ma purtroppo non è sempre tutto luccicante come può apparire”.
L’immagine di Dubai come terra di opportunità parrebbe essere stata tradita non da un emiratino, quindi, ma da un italiano che avrebbe approfittato della fiducia riposta in lui. Il mercato di Dubai, infatti, ha sempre goduto di ottima reputazione, ma, come ovunque, le insidie sono sempre dietro l’angolo e la facilità di incappare in situazioni pericolose o sgradevoli è notevole. Questo caso solleva una domanda cruciale: quanto sono realmente sicure le transazioni immobiliari a queste latitudini? E perché ci sono italiani che presumibilmente imbrogliano altri italiani?
Il settore immobiliare di Dubai, con un valore complessivo di oltre 230 miliardi di dollari nel 2023, ha visto una crescita significativa degli investimenti internazionali, con il 70% degli acquisti immobiliari effettuati da acquirenti esteri. Tuttavia, questo caso evidenzia un problema latente: il rischio legato agli intermediari e alla presenza di garanzie legali adeguate. Secondo un rapporto del Dubai Land Department (DLD), oltre il 15% delle transazioni immobiliari con partecipazione di intermediari non registrati ha mostrato irregolarità, un numero che solleva preoccupazioni in termini di affidabilità e sicurezza per gli investitori.
Infatti, soprattutto se ci si affaccia in un mercato distante da quello locale, non solo logisticamente ma anche nelle dinamiche e nelle strutture, è fondamentale affidarsi a un consulente che lo conosce e di cui poter avere massima fiducia. Purtroppo, il rischio di appoggiarsi ad agenti immobiliari non ufficiali può costare caro. Come nel caso che oggi si tratta. Per chi desidera investire a Dubai, è basilare fare riferimento solamente a professionisti del settore dell’immobile che fanno regolare riferimento al Dubai Land Department (DLD), ovvero l’Ente regolatore del mercato immobiliare dell’Emirato.
L’obiettivo del DLD è posizionare Dubai come uno dei mercati immobiliari più attraenti a livello globale, offrendo condizioni favorevoli e un servizio clienti eccellente per gli investitori. Inoltre, una delle divisioni del DLD è la Real Estate Regulatory Agency (RERA), ovvero un ente che regola tutte le transazioni immobiliari e stabilisce un quadro giuridico per tutti gli attori del mercato. La sua funzione principale, infatti, è tutelare gli interessi di tutti gli stakeholder nel settore immobiliare di Dubai. Grazie a queste strutture, il mercato immobiliare di Dubai può essere avvicinato in sicurezza.
Inoltre, anche in fase di acquisto del bene vi è un’importanza accortezza da seguire: è sconsigliato bonificare a sconosciuti, pur se sedicenti professionisti, essendo sempre da preferire nell’ambito di trattative immobiliari, e non solo, tutelarsi in modo rafforzato. Per questo, è prassi l’inserimento di Escrow Agreement nei contratti di compravendita immobiliare: si tratta di accordi di garanzia che possono prevedere la costituzione di un conto corrente a garanzia dell’operazione, il cd Escrow Account.
Qual è stato il momento più drammatico di questa esperienza?
“Forse il momento più drammatico è stato quando abbiamo avuto il forte sospetto di essere stati raggirati e capito che non avremmo avuto l’immobile. La cosa più difficile da accettare è stata comprendere che la persona a cui avevamo affidato i nostri sogni, improvvisamente, era sparita. Alle prime telefonate senza risposta è seguito il dubbio, e poi la certezza che questa persona aveva tradito la nostra fiducia. Tradire la fiducia è come rompere un vetro: lo puoi attaccare con la colla, ma non sarà mai più come prima”.
La fiducia infranta in un sogno immobiliare a Dubai non è solamente un tradimento personale, ma un fatto grave che potrebbe mettere a rischio la reputazione di un intero settore se seguito dal caos mediatico a cui stiamo assistendo. Secondo quanto riferito da Marco Schiesaro, la vicenda sembra essere un esempio eloquente di come la mancanza di trasparenza e la fiducia mal riposta in intermediari disonesti possano avere conseguenze devastanti per la credibilità complessiva del mercato.
Ecco un numero che dovrebbe far riflettere: il 65% degli acquirenti stranieri non utilizza un intermediario registrato con il DLD, una pratica che aumenta notevolmente il rischio di frode e di mancato rispetto degli obblighi contrattuali. D’altra parte i dati di Knight Frank mostrano come il valore medio delle transazioni post-covid per appartamenti sia aumentato del 2,4%, mentre il numero di compravendite nelle aree di lusso, come Palm Jumeirah, è più che raddoppiato nello stesso periodo (Knight Frank).
Con un mercato in crescita così rapida, la domanda da porsi è: chi sono gli intermediari a cui gli investitori stanno affidando i loro sogni? Se da una parte Dubai ha effettivamente rafforzato le misure di regolamentazione per garantire che l’immagine di terra di opportunità non sia oscurata da casi di abuso di fiducia, dall’altra parte per la città la sfida rimane aperta: garantire definitiva trasparenza a chiunque voglia entrare in questo mercato.
Il problema degli intermediari senza scrupoli
Schiesaro non manca di sottolineare il ruolo cruciale degli intermediari e la necessità di assicurarsi che questi siano affidabili. A Dubai si moltiplicano quotidianamente le opportunità, ma è fondamentale avere accanto figure che possano garantire trasparenza e serietà. Emblematico è stato il seguente passaggio della nostra intervista.
Come si è svolta la trattativa per l’acquisto dell’immobile?
“Noi abbiamo acquistato la casa da un altro che l’aveva comprata “off-plan”, quindi il soggetto uno aveva acquistato dal costruttore vedendo il progetto, prima ancora che il palazzo fosse realizzato. Poi, noi abbiamo acquistato da lui. Se andate al JBC, al Binghatti Crest, l’immobile è stato completato ed è oggi addirittura occupato da altre persone. Sergio Alberti, l’agente immobiliare, ci ha portato a vedere l’immobile mentre era ancora in costruzione, dicendoci: “Guardate, voi sarete là, là in alto, al decimo piano”.
L’immobile durante i lavori di costruzione
Successivamente abbiamo scoperto che il mediatore, questo Alberti, avrebbe molto probabilmente fatto sparire i soldi. Uso ancora il condizionale, perché non è ancora chiaro chi abbia effettivamente usato impropriamente il denaro, se sia stato lui, il venditore o entrambi. Sul costruttore Binghatti non c’è nulla da dire: la sua immagine, la sua reputazione, tutto è al di sopra di ogni sospetto. È un grande costruttore e abbiamo sempre avuto fiducia in lui, e non abbiamo motivo di non averla. Un altro problema è che questa vicenda sta creando grande scompiglio non solo qui in Italia, dove molti guardano a Dubai con interesse. È successo a me che, per carità, avrei anche potuto avere gli strumenti per proteggermi, visto che sono un cittadino più in vista, ma la verità è che siamo tutti esposti a questo tipo di raggiri.
A Dubai, da quanto ho potuto vedere, la voce si è diffusa molto rapidamente e tutti sono ora più cauti. Dopo ciò che è successo, sembra che sia stato tirato il freno a mano. Vorrei davvero poter dire, da qui a qualche settimana o mese: “Guardate, ho risolto tutto, ho avuto l’appartamento, ho riavuto i soldi”, per ristabilire quel clima di fiducia che è fondamentale affinché il mercato funzioni. Perché senza fiducia, nessun mercato gira. A maggior ragione in un luogo dove tutti sembrano essere molto attenti a queste cose. Il 90% del mercato emiratino si basa sull’immobiliare: se ne miniamo la credibilità, è finita. L’importante è che si arrivi alla conclusione di questa faccenda, non solo per il mediatore e l’agente immobiliare, ma anche per tutti gli altri.
Poi penso a me e alle accuse di minacce di cui mi hanno rivolto. Nella mia attività di sindaco mi è capitato di subire minacce, quindi so cosa significa affrontare problemi di questo tipo. Ci tengo a sottolinearlo: non ho mai minacciato nessuno, assolutamente. Guai anche solo a pensarlo. Quando abbiamo letto quelle accuse, siamo rimasti basiti. Non so che tipo di minacce abbia ricevuto il signor Alberti, ma che le dimostri e dica da chi le ha ricevute. Sicuramente non siamo stati noi. Per noi, le cose devono essere risolte personalmente, evitando le aule di tribunale. Ma se necessario, faremo valere i nostri diritti nei tribunali, non c’è bisogno di minacciare nessuno. Alberti sarà chiamato a rispondere di queste diffamazioni insieme al resto. Purtroppo, questa storia è diventata pubblica perché l’agente immobiliare ha messo online dei video con accuse gravissime, taggando i media – Repubblica, Corriere, Gazzettino, e così via. Ovviamente i media mi hanno contattato e da lì è esplosa questa bomba mediatica, che non avrei mai voluto far scoppiare. Da mesi, purtroppo, si scrive di noi e di molti altri per questa brutta vicenda. Nostro malgrado, perché ci sono delle indagini in corso e, proprio per questo motivo, non posso raccontare alcuni dettagli della vicenda. Tuttavia, sono costretto oggi a uscire pubblicamente perché le accuse rivolte a me sono molto gravi, specialmente per una persona che ricopre un ruolo pubblico. Così ho presentato nelle sedi opportune tutte le carte, tra bonifici e il preliminare depositato in banca.
Mi ricordo ancora quando Alberti diceva che a Dubai, quando un italiano arriva, deve sempre parlare con l’avvocato, il consulente, con la moglie e la zia. Lui lo diceva in modo derisorio, ma forse così bisognava fare. L’errore è stato fidarsi troppo di lui”. Oltretutto, lo stesso Alberti sul proprio canale Tik Tok, dopo la prima pubblicazione da parte degli organi di stampa italiani, non l’ha mandata a dire, facendo nomi e cognomi di commercialisti, consulenti e presunti stalker coinvolti in episodi di tal fatta. La storiella dell’amico che consiglia l’affare da non perdere a Dubai è tutta un bluff: questi contenuti, già stati rimossi probabilmente su consiglio dei legali dell’Alberti, infatti, facevano esplicito riferimento ad un programma criminale orchestrato per perpetrare i reati di elusione ed evasione fiscale. L’Alberti stesso, perdipiù, rispondeva ai commenti sul suo profilo, additando gli autori di essere dei camorristi: insomma, l’ambiente malavitoso sembra essere confermato dalle stesse parole dell’agente coinvolto. Sicuramente, questi fatti spiacevoli che hanno deluso la comunità italiana a Dubai ed ha infangato il buon nome degli imprenditori onesti che ci vivono e operano nell’Emirato.
Così, a questo punto, il caso dell’appartamento venduto e poi rivenduto, ora occupato da altri, non è solo una storia che racconta di una presunta truffa: è un simbolo di ciò che potrebbe minacciare l’intero ecosistema immobiliare di Dubai. L’idea che un investitore possa ritrovarsi con nulla in mano dopo aver investito su un immobile che risulta appartenere a qualcun altro è un monito potente. Questo è un caso isolato? Sicuramente è un caso mediatico che sta risuonando a livello internazionale e che potrebbe scuotere le fondamenta del mercato emiratino. Proprio per questo ci teniamo a scandagliare quelli che sono stati gli errori eventualmente commessi da Schiesaro e, nel concludere la nostra intervista, dare modo al sindaco di offrire un consiglio a chi sta pensando di investire nel mercato immobiliare di Dubai. Le sue parole sono state chiare e dirette.
Quale consiglio darebbe a chi vuole investire in un immobile a Dubai?
Assolutamente, farsi seguire da un consulente di fiducia. Andare in uno studio di consulenza a Dubai e solo poi interfacciarsi con il costruttore. Non ce ne sono cento, ce ne sono sei-sette, tutti ottimi. Si va lì e si sceglie quello che più si adatta al proprio caso. Si apre un escrow account (contratto tra due soggetti in base al quale le parti affidano a un terzo il mandato per regolare la compravendita, ndr). Se si vuole, si crea una società che gestisca l’immobile, magari detenuta da una società italiana, e si pagano le imposte in Italia.
Bisogna fare un’operazione organizzata, di questo tipo, evitando di rivolgersi unicamente a quell’intermediario che si è visto sui social, che può anche sembrare la persona più affidabile del mondo, ma come fai ad averne certezza se non tramite un tuo consulente? Un professionista che valuti le procedure, i pagamenti, che guidi l’escrow account e tenga traccia dei trasferimenti dal conto italiano a quello emiratino. Insomma, fare queste cose fatte bene, e farle lì. Noi, invece, le abbiamo fatte qui in Italia, direttamente con l’agente immobiliare, e questo ci siamo accorti che può esporre a seri rischi.
Questo è molto importante: bisogna andare lì di persona, impiegare il proprio tempo e fare le cose sul posto. Punto”.
Il tema delle Società nell’Emirato è un’altra questione aperta: il settore del Company Setup a Dubai è sempre sulla cresta dell’onda, grazie alle innumerevoli opportunità di fare business offerte dal territorio. In particolare, i vantaggi fiscali e il mercato dinamico di Dubai hanno reso l’Emirato un hub internazionale che attrae ogni anno un numero sempre più consistente di imprenditori interessati ad approfittare dei benefici di un Paese così avanguardista. Tuttavia, anche in questo ambito, che, insieme all’immobiliare è il più vivo di Dubai, è fondamentale affidarsi a consulenti seri e preparati, per evitare di cadere nelle mani sbagliate.
Un appello alla trasparenza
Questa intervista esclusiva rappresenta una rara occasione per ottenere la verità direttamente dalla persona interessata, in mezzo a al caos che sta scuotendo il mercato immobiliare di Dubai e non solo. QuiDubai ringrazia Marco Schiesaro per la disponibilità che, proprio nel periodo di piena tempesta mediatica, ci ha voluto concedere raccontando la sua storia senza filtri, consentendo finalmente di fare luce, la sua luce, su una vicenda che rischia sempre di più di gettare ombre sul futuro di un mercato cruciale per la città.
“Se il mercato immobiliare di Dubai vuole continuare a crescere, è fondamentale garantire trasparenza e sicurezza agli investitori stranieri. Serve una collaborazione stretta tra Emirati e rappresentanti certificati all’estero per evitare che casi come questo danneggino un intero settore”. Chiosa il sindaco alla fine del racconto di un’esperienza fin troppo amara.
Secondo quanto riportato dal Sindaco Marco Schiesaro, ad oggi, l’Alberti non sarebbe rientrato in Italia per rispondere alle domande della Procura e, tantomeno, lo avrebbe contattato per rimborsare il maltolto.
La Redazione di QuiDubai rimane a disposizione per dare spazio a qualsivoglia replica.



