Quando gli affari languono, l’imprenditore italiano capisce che forse è meglio guardare altrove. Ce lo abbiamo nel DNA: le grandi emigrazioni di massa dell’Ottocento e del Novecento ci hanno portato a popolare il Sud e il Nord America. Basta guardare all’Argentina: quanti cognomi italiani ci sono da quelle parti?
6.322.000 persone hanno lasciato l’Italia tra la fine dell’800 e la fine del ‘900. Un numero esorbitante. Dopo i decenni di benessere del dopoguerra, oggi la tendenza a emigrare sta tornando. Sempre più imprenditori ci contattano, dicendo che in Italia non ce la fanno più. I motivi? Sempre gli stessi: tasse, concorrenza sfrenata, una “guerra al ribasso” continua, un futuro incerto per sé e per i figli. E allora cercano altrove, e trovano il mondo del GCC, in particolare Dubai, con le sue poche tasse, servizi eccellenti e un ambiente che riscopre il piacere di lavorare. “Voglio posizionarmi a Dubai, come devo fare?” ci chiedono. Bene, ecco cosa devi sapere.
Non il solito approccio: azioni pratiche, risultati misurabili
Il mio lavoro non è quello del “solito studio” che parla solo di norme e certificazioni. Il mio obiettivo è impostare percorsi pratici, con risultati misurabili, proprio come ho fatto negli ultimi dieci anni con oltre 500 imprese italiane. Dubai può essere una nuova frontiera, ma ci sono delle regole ben precise da seguire.
1. Sii consapevole del contesto: a Dubai non sei nessuno (ancora)
Prima di tutto, devi capire che a Dubai non sei speciale. Non ancora, almeno. La tua idea vincente, il tuo prodotto, il tuo servizio: ci sono già mille imprenditori che fanno lo stesso. Il mercato è competitivo, e chi arriva deve fare i conti con chi c’è già. Ma c’è una buona notizia: gli italiani sono maestri nel dare un’impronta personale ai propri business, e questo è quello che può renderti speciale. Se sei un artigiano, le tue abilità possono essere superiori a quelle di altri, ma devi farle conoscere. Senza questo, la tua bravura non conta nulla.

2. La burocrazia non è un’opzione: è un investimento
Devi pensare alla burocrazia come a un investimento. Non puoi venire a Dubai e aspettarti di fare affari se non hai una struttura solida: societaria, fiscale, bancaria. La più grossa bugia è credere che puoi aspettare di chiudere contratti e portare a casa anticipi per poi investire nella tua presenza sul territorio. Non funziona così. Nessuno ti firmerà un contratto o ti pagherà un soldo se non sei già presente con la tua società a Dubai. Prima si investe, poi si raccoglie. È come per le mele: prima si pianta l’albero, poi si raccolgono i frutti.
3. Fatti trovare: posizionamento, visibilità e relazioni
Una volta che hai creato la tua struttura, devi attrarre i clienti. Come? Dipende dal tuo business, ma i principi base sono chiari:
- LinkedIn: A Dubai, LinkedIn è uno strumento fondamentale, molto più utilizzato rispetto all’Italia. Un forte posizionamento qui è cruciale.
- Presenza online: Un sito web ben fatto, profili social completi, una segreteria sempre attiva. Se non sei online, per il mercato non esisti. Devi essere visibile in ogni momento, in modo che i clienti possano trovarti e fidarsi di te.
- Networking fisico: A Dubai le relazioni personali contano. Devi frequentare fiere, eventi, stringere mani, fare conoscere il tuo nome. Mostrati alla Camera di Commercio (di cui il nostro studio è partner) e cerca agenti di commercio affamati. A Dubai ci sono venditori che lavorano solo a provvigione, ma che hanno parchi clienti pronti a comprare se vedono il valore.
4. La presenza fisica è fondamentale

Non pensare di poter avviare un business a Dubai stando comodamente in Italia. Nei primi due o tre mesi devi essere lì, in modo continuativo, per fare tutto quello che serve: networking, attrazione clienti, formazione del personale. Poi, potrai tornare in Italia, ma dovrai prevedere periodi di permanenza regolari, almeno ogni due o tre mesi, per due settimane. Se ti rifiuti di passare del tempo a Dubai, hai già firmato il fallimento del tuo progetto. Fare tutto da remoto può funzionare per i business digitali, ma se hai un prodotto o un servizio da erogare, la presenza fisica è un must.
5. Espandi strategicamente: uffici, spazi espositivi e produzione
Solo quando cominci a vedere risultati, puoi pensare a investire ulteriormente. Magari con un piccolo ufficio, uno spazio espositivo, o portando la produzione direttamente a Dubai. È un passo ulteriore, ma con il costo del lavoro e dell’energia molto più bassi che in Italia, potrebbe rivelarsi un’opzione vantaggiosa.
Un percorso pragmatico verso il successo
Per un imprenditore italiano, Dubai rappresenta una grande opportunità, ma bisogna avvicinarsi con un approccio pragmatico. Azioni pratiche, risultati misurabili: è questo ciò che fa la differenza. Non il solito studio, ma un supporto operativo che ti aiuti a crescere, abbattere i costi e massimizzare i profitti. Dubai può essere la tua nuova base, ma devi essere disposto a seminare per raccogliere.
Noi, con il nostro studio, siamo qui per assisterti dalla A alla Z: dalle pratiche fiscali alla burocrazia, dalle relazioni con il mondo bancario al marketing. Il successo è a portata di mano, ma richiede strategia, investimento e la giusta guida.
Buon lavoro e buona vita!