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Daniele Tarozzi, il coach delle aziende italiane a Dubai: “le aziende hanno bisogno di impact players”

Tempo di lettura : 3 minuti

Nel nuovo episodio del podcast di Daniele Tarozzi, l’attenzione si concentra su una figura emergente nel mondo delle aziende internazionali: l’impact player. A Dubai, dove la rapidità di evoluzione e la competitività sono all’ordine del giorno, il profilo del collaboratore ideale sta cambiando. In questo contesto, Tarozzi propone una riflessione approfondita sul tipo di mindset richiesto per fare davvero la differenza, andando oltre i ruoli tradizionali e abbracciando una cultura del lavoro più consapevole, orientata al risultato e alla responsabilità condivisa. È un tema che riguarda da vicino le aziende italiane che operano negli Emirati e che cercano nuovi modelli per generare valore in uno scenario globale in continua trasformazione.


L’impact player: chi è e perché serve alle imprese a Dubai

Daniele Tarozzi parte da un presupposto tanto semplice quanto rivoluzionario: in un contesto come quello di Dubai – ipercompetitivo, veloce, interculturale – non basta più essere buoni esecutori di compiti. Serve molto di più. Serve essere “impact player”. Una definizione che deriva direttamente dal saggio Impact Players di Liz Wiseman, ma che Tarozzi rielabora con uno sguardo pratico rivolto alle aziende italiane presenti o interessate al mercato emiratino.

L’impact player è colui che si muove in azienda non come un semplice “impiegato diligente”, ma come un vero protagonista del cambiamento. È una figura che prende responsabilità anche quando non è formalmente richiesta, che sa affrontare le ambiguità, che porta soluzioni concrete dove gli altri vedono problemi, e che soprattutto mette il bene del progetto al centro della propria azione, anche sacrificando il proprio ego.

Nel podcast, Tarozzi contrappone questa figura al “collaboratore classico”, che lavora bene ma tende a rimanere nel perimetro delle sue mansioni, evitando il rischio e la complessità. “Ma oggi – spiega Tarozzi – la complessità non è più un’eccezione. È la nuova normalità. E chi riesce ad abbracciarla e trasformarla in impatto, fa la differenza.”

Questa riflessione apre una finestra preziosa sulla cultura aziendale necessaria per avere successo a Dubai. Non è solo una questione di competenze tecniche o di capacità esecutive, ma di mentalità: quella dell’impact player.


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Dall’esecuzione all’impatto: un cambiamento di cultura aziendale

Nel podcast, Daniele Tarozzi approfondisce le differenze tra il collaboratore tradizionale e l’impact player, offrendo esempi concreti. Mentre il primo tende a “fare bene il proprio compitino”, l’impact player non esita a prendersi carico anche di problemi non direttamente di sua competenza. “È la persona che – dice Tarozzi – quando si rompe qualcosa, la ripara, anche se non è stata lei a romperla, e anche se non è il suo ruolo farlo.”

Questa mentalità si rivela particolarmente strategica per le aziende italiane a Dubai, un ecosistema che premia la capacità di adattamento, la responsabilità diffusa e il lavoro in team. La rapidità con cui cambiano gli scenari – dalle normative agli equilibri geopolitici, dai mercati finanziari alle abitudini dei consumatori – richiede un mindset imprenditoriale in ogni livello dell’organizzazione. Ecco perché Tarozzi suggerisce che ogni impresa dovrebbe dotarsi di almeno un coach capace di guidare questa transizione culturale.

“Le aziende italiane che hanno successo a Dubai sono quelle che sanno evolvere. Che comprendono che per fare business qui serve prima di tutto costruire comunità, non solo vendere un prodotto.”


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Un contesto in evoluzione: Dubai e il nuovo lavoro

La riflessione proposta da Tarozzi si innesta in un contesto globale, ma con una particolare risonanza negli Emirati. Secondo il Global Talent Competitiveness Index 2023 pubblicato da INSEAD, Dubai è tra le prime città al mondo per attrazione e fidelizzazione di talenti ad alto impatto. Inoltre, un recente studio di PwC MENA mostra che il 76% dei manager emiratini considera la capacità di “affrontare la complessità” una delle principali competenze richieste nei prossimi tre anni.

Questo orientamento si riflette anche nei programmi governativi. Il Dubai Economic Agenda D33, presentato nel 2023, pone al centro della sua visione per il 2033 proprio la creazione di un capitale umano “agile, creativo e proattivo”, capace di guidare la crescita attraverso l’innovazione. In questo scenario, gli impact player diventano non solo desiderabili, ma necessari.


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Quindi Daniele Tarozzi propone ancora una volta nell’ultima puntata del suo podcast una soluzione concreta per accelerare questa trasformazione culturale: affiancare alle aziende un coach, non solo per il CEO ma per i team. Un coach che lavori sul mindset, sull’intelligenza relazionale e sulla capacità di agire in modo strategico anche in condizioni complesse. “A Dubai – afferma – non puoi permetterti di avere persone che aspettano di essere guidate passo dopo passo. Serve autonomia, senso del contributo, visione.”

Nel podcast si parla anche dell’esperienza di alcune aziende italiane che stanno applicando con successo questo modello, ottenendo maggiore coesione nei team multiculturali, maggiore proattività e un miglioramento dell’energia complessiva nei processi decisionali. “Quando il gruppo è allineato, si cresce tutti insieme. E questo – conclude Tarozzi – è ciò che crea davvero impatto.”

Paul Fasciano

Direttore di QuiDubai.com, Paul k. Fasciano è un Mental Coach prestato al mondo della comunicazione. E' anche Business Coach, Consulente, Editore e Autore.

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