Spesso insider e collaboratore di QuiDubai.com, anche in questo articolo Daniele Pescara offre una guida operativa per chi intende rafforzare il business in un contesto europeo complesso. L’obiettivo è chiaro: trasformare concetti spesso nebulosi—free zone, licenze, strutture societarie, pagamenti cross-border, compliance AML – in passi concreti per proteggere margini e accelerare la crescita. La tesi è pragmatica: scegliere un ecosistema con regole chiare e fiscalità competitiva può diventare un vantaggio strategico quando dazi, burocrazia e oneri comprimono la competitività domestica. Pescara spiega quando ha senso valutare Dubai, quali errori evitare, come impostare governance e banking, e quali tempistiche aspettarsi dall’avvio all’operatività. Il lettore trova una roadmap essenziale: criteri di scelta, impatti fiscali, rischi regolatori e leve per internazionalizzare in modo sostenibile e conforme. Una prospettiva di campo, pensata per imprenditori e professionisti che cercano certezze procedurali e tempo di esecuzione.
Contesto, errori ricorrenti e criteri di scelta
Regole chiare, fiscalità competitiva e una roadmap anti-errori: nella prima tranche dell’intervista, Daniele Pescara smonta i falsi miti su Dubai e indica i criteri strategici per decidere se e quando aprire una sussidiaria. Tra power move operative (licenze, banking, compliance) e rischi da evitare, emergono gli snodi che trasformano Dubai da suggestione a vantaggio competitivo: tempi certi, flussi pagamenti internazionali e governance pro-level.
QuiDubai. Dottor Pescara, benvenuto sulle pagine del nostro magazine. Con lei vogliamo affrontare alcuni temi scottanti, che fanno sempre più discutere: la situazione dell’Italia e dell’Europa in un contesto globale incerto, segnato da tensioni e nuove alleanze su assi delicatissimi come Russia e Israele.

Pescara. «Grazie a voi per l’invito. È importante parlare di questi nodi perché oggi gli imprenditori hanno bisogno non solo di dati, ma di chiavi di lettura concrete per capire dove andare e come difendere i propri margini.»
QuiDubai. Pescara, lei è spesso presente in trasmissioni televisive e radiofoniche su temi economico-fiscali; la sua società è partner de Il Sole 24 Ore e viene regolarmente citata su riviste e quotidiani di economia e finanza. Ultimo, in ordine cronologico, anche un suo intervento come ospite nella trasmissione televisiva Focus, dove spiegava cosa significa, operativamente, scegliere Dubai; quali paletti considerare (licenze, compliance, banking); quali power move attuare per proteggere i margini in un contesto europeo oggi particolarmente complesso. Ecco, apriamo da qui: il contesto europeo.
Pescara. «Il contesto europeo oggi è difficile da decifrare e, parrebbe, sempre meno favorevole per chi fa impresa. Da un lato abbiamo dazi e sanzioni che comprimono l’export e creano frizioni con mercati strategici come quello russo o quello cinese; dall’altro, una pressione fiscale che in Italia arriva a livelli non sostenibili, soprattutto se confrontata con la media di altri Paesi UE e con realtà più snelle come gli Emirati. Ciò significa margini ridotti, meno liquidità per reinvestire e una competizione impari. In televisione ho voluto semplificare un concetto chiave: se un’impresa deve sopravvivere e crescere, deve guardare a ecosistemi che garantiscano regole chiare, tempi certi e fiscalità competitiva. Non è una scelta ideologica, è un calcolo di sostenibilità. Ecco perché sempre più imprenditori italiani, non solo veneti, si avvicinano a Dubai: perché offre un terreno di gioco prevedibile, dove ogni passo può essere pianificato con una prospettiva di medio-lungo periodo.»
Su tasse, dazi e lo snodo europeo
QuiDubai. Nel suo intervento a Focus lei ha usato parole forti: «Mi sembra che l’Europa non funziona». Il riferimento era ai dazi introdotti dal 2014 e ai loro effetti devastanti sulle filiere produttive, in particolare su alimentare, manifattura e tessile. Può aiutarci a capire meglio come queste misure abbiano inciso sulla competitività delle imprese italiane?
Pescara. «Dal 2014 i dazi verso i Paesi russofoni hanno avuto un impatto diretto sulle nostre aziende. Si parla di miliardi di euro di fatturato bruciati, con ricadute pesanti soprattutto in Veneto, tra vino, tessile e manifatturiero. È un effetto a catena: meno export significa meno margini, meno investimenti e più fragilità di fronte a competitor che operano con regole più snelle. Il problema non è solo economico: è geopolitico. Se l’Europa si allinea ciecamente a decisioni esterne senza valutare l’impatto interno, mette in difficoltà i propri imprenditori.»
QuiDubai. Sempre a Focus lei ha sottolineato: «Dubai oggi è un hub che ti dà poche regole ma chiare». È un’affermazione che colpisce per la sua immediatezza. Ci spiega in concreto cosa intendeva e come questo si traduce per una PMI italiana che oggi si trova schiacciata tra burocrazia, tasse e dazi?
Pescara. «Quando parlo di poche regole ma chiare mi riferisco alla prevedibilità normativa. Negli Emirati Arabi Uniti sappiamo quali sono i requisiti, i tempi e i costi per aprire un’attività. Non ci sono sorprese a metà percorso. Per un’impresa italiana questo è fondamentale: poter pianificare sapendo che le regole non cambiano ogni sei mesi. È questo il vero valore aggiunto, più ancora della fiscalità competitiva. Non è questione di “pagare meno”, è questione di sapere cosa paghi, come e quando, con procedure snelle e tempi certi.»
L’INTERVENTO DI DANIELE PESCARA A FOCUS
🛡️ Box focus: cosa fa Daniele Pescara Consultancy
- Identità e reputazione
Daniele Pescara è fondatore di uno studio multidisciplinare con sedi a Dubai, Svizzera (Lugano) e in Italia (Roma, Padova). È presidente di FenImprese Dubai, Master Partner del network Il Sole 24 Ore e è stgato selezionato tra i 100 Professionisti dell’anno da Forbes nella categoria AML & Compliance. - Aree di specializzazione
- Anti-Money Laundering (AML) & Compliance: sistemi di controllo per la prevenzione del riciclaggio, procedure KYC/KYB, adeguamenti normativi internazionali.
- Pianificazione fiscale internazionale: progettazione di strutture societarie e fiscali che rispondono a vincoli e opportunità in più ordinamenti (UAE, UE, Svizzera).
- Protezione patrimoniale: asset protection, strutture legali per salvaguardare patrimonio aziendale e personale in mercati regolamentati.
- Metodo operativo distintivo
- Approccio tailor-made: ogni cliente o impresa viene analizzato nella sua struttura, esigenze, rischi specifici prima di definire una strategia su misura.
- Struttura professionale integrata: squadra di oltre 40 professionisti — avvocati d’affari, commercialisti e fiscalisti internazionali — per coprire aspetti legali, fiscali, finanziari.
- Presenza nei mercati chiave: attività operativa su più fronti geografici (Italia, UAE, Svizzera), utile per chi deve operare con flussi e normative trasnazionali.
- Valore aggiunto per imprese italiane che guardano a Dubai
• Previsione normativa e fiscale: sapere con anticipo requisiti licenze, versamenti, locali autorizzazioni.
• Riduzione dei rischi operativi: compliance, contratti internazionali, canali bancari sicuri.
• Scala operativa: supporto che va dall’impostazione societaria all’esecuzione (banking, compliance, reporting).
Fiscalità, governance e la scelta emiratina
Dopo aver inquadrato il contesto europeo, l’intervista entra nel vivo delle scelte operative. Fiscalità, governance e banking diventano i terreni decisivi per capire se e come un’impresa può reggere la pressione dei mercati. In questa sezione, Daniele Pescara mette in chiaro i falsi miti più diffusi, i rischi da evitare e le opportunità reali per chi guarda a Dubai come hub competitivo.
QuiDubai. Una delle sue battaglie comunicative più costanti è legata al tema della fiscalità. L’Italia ha uno dei carichi più elevati d’Europa, mentre altri Paesi UE offrono aliquote molto più basse. Quanto pesa questa variabile nelle scelte degli imprenditori che assistete ogni giorno?
Pescara. «Il carico fiscale è una delle ragioni principali per cui un’impresa valuta l’internazionalizzazione. In Italia siamo attorno a un’incidenza reale che sfiora il 60–66%, mentre in Paesi come Bulgaria, Romania, Croazia o Slovenia ci muoviamo tra il 10% e il 16%. Non si tratta solo di percentuali: significa avere o non avere capitale per reinvestire, assumere, innovare. In Dubai il vantaggio non è solo quantitativo ma qualitativo: ci sono regole stabili, e questo rende pianificabile ogni investimento. Una fiscalità competitiva e prevedibile è la base per fare impresa in modo sano.»
QuiDubai. Fiscalità a parte, molte imprese si scontrano con problemi di governance e di gestione bancaria quando valutano di aprire all’estero. Quali sono gli errori più frequenti che osserva tra le aziende italiane che si affacciano agli Emirati?
Pescara. «L’errore tipico è pensare che aprire una società a Dubai sia un’operazione “plug and play”. Non è così. Bisogna capire quale licenza serve, se si opera in free zone o mainland, e come impostare la compliance AML. Altre criticità nascono dal banking: se non si struttura correttamente l’assetto societario, le banche non aprono i conti. Per questo parlo di roadmap anti-errori: non ci si improvvisa, serve una pianificazione attenta. Un altro sbaglio diffuso è replicare il modello Italia senza adattarsi: Dubai funziona con regole diverse e va interpretata nella sua logica.»
QuiDubai. Torniamo per un momento a Focus. In quella sede lei ha affermato che «Dubai oggi è un hub che ti dà poche regole ma chiare». Perché considera questo aspetto un vero vantaggio competitivo rispetto al contesto europeo?
Pescara. «Perché un imprenditore non ha bisogno di dieci regole confuse, ma di due chiare e applicabili. A Dubai sappiamo che se crei ricchezza paghi zero o pochissime tasse, purché rispetti procedure di compliance trasparenti. Non esistono deroghe o ambiguità, e questo garantisce sicurezza giuridica. In Europa invece assistiamo a continui cambi di scenario: norme che mutano, regolatori che interpretano diversamente, adempimenti che si moltiplicano. Un sistema così non è attrattivo. Dubai è diventata un hub internazionale proprio perché semplifica, e in un mondo globalizzato la semplicità diventa potere.»
DANIELE PESCARA TORNA A FOCUS A PARLARE DELL’ALTERNATIVA DUBAI
Scenari futuri e prospettive
QuiDubai. Guardando oltre le singole scelte fiscali o regolatorie, quale scenario intravede per le imprese italiane tra Europa e Medio Oriente nei prossimi anni?
Pescara. «Oggi l’Europa è percepita come un sistema frammentato, con politiche fiscali divergenti e burocrazie che rallentano ogni iniziativa. E non è solo un’impressione: i dati lo confermano. Le imprese si trovano a combattere con norme che cambiano di continuo, con costi crescenti e con un accesso al credito sempre più complicato. Questo genera sfiducia, ed è il motivo per cui sempre più imprenditori cercano alternative.
Dubai, al contrario, ha saputo posizionarsi come piattaforma neutrale e affidabile. Lo accennavo anche durante la trasmissione Focus: qui russi e ucraini convivono e fanno affari sul piano economico e commerciale. Non è un dettaglio, è la dimostrazione che quando esistono regole chiare e rispetto reciproco, persino i conflitti più complessi possono trovare un equilibrio economico.
Per un’azienda italiana questo significa poter guardare al futuro con strumenti di crescita concreti: accesso a mercati globali, fiscalità competitiva, certezza normativa. Chi non avrà il coraggio di diversificare rischia di trovarsi schiacciato da dinamiche che non controlla. Chi invece saprà usare Dubai come hub strategico avrà accesso a un ecosistema competitivo, globale e in continua espansione.
La scelta, in fondo, è semplice: continuare a subire passivamente regole e tasse che erodono il margine, o iniziare a costruire da subito un percorso alternativo, fatto di pianificazione e di visione internazionale. È il momento di decidere dove vogliamo che cresca davvero il futuro delle nostre imprese.»
QuiDubai. La ringraziamo, dottor Pescara di Daniele Pescara Consultancy, per la chiarezza e la disponibilità. Le sue riflessioni rafforzano la consapevolezza che, in un contesto globale incerto, serve una bussola affidabile: quella di chi conosce i mercati dall’interno e sa tradurre i grandi scenari in scelte operative.