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Intelligenza artificiale e lavoro: nasce a Dubai il primo “AI Career Hub” per formare professionisti del futuro

➡️ Focus su reskilling, formazione digitale e le nuove professioni richieste nel mercato emiratino.

Tempo di lettura : 4 minuti

L’intelligenza artificiale a Dubai non è solo una leva tecnologica, ma una direttrice strategica di trasformazione economica e sociale. La nascita del primo AI Career Hub segna un passo decisivo nella costruzione di un ecosistema orientato al futuro del lavoro. In un momento in cui le aziende globali sono alle prese con un’inarrestabile rivoluzione delle competenze, gli Emirati Arabi Uniti investono in formazione avanzata, reskilling e nuove professioni, con l’obiettivo di posizionarsi tra i Paesi leader nella corsa all’intelligenza artificiale applicata. Ma qual è il contesto reale in cui questo progetto prende forma?


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Negli ultimi cinque anni, l’intelligenza artificiale ha smesso di essere un argomento da convegni per diventare una priorità industriale, economica e geopolitica. Gli Emirati Arabi Uniti si sono mossi con anticipo, dichiarando già nel 2017 la volontà di diventare una delle nazioni guida nel settore. A differenza di altri Paesi che si muovono per compartimenti stagni, Dubai ha integrato l’AI all’interno di una visione organica che include infrastrutture, talenti e governance. La nascita di un AI Career Hub nel 2025, quindi, non sorprende, ma si inserisce in una traiettoria coerente e ambiziosa.

Secondo il Future of Jobs Report del World Economic Forum (2024), entro il 2027 oltre il 23% dei posti di lavoro a livello globale subirà un impatto diretto dall’intelligenza artificiale e dall’automazione. Il settore più colpito? I servizi professionali, seguiti da finanza, marketing e logistica. Tuttavia, il report evidenzia anche come si assisterà a un aumento netto dei posti di lavoro in ambiti legati alla gestione algoritmica, alla cyber security, alla formazione tecnologica e al coordinamento umano-AI.

In questo scenario, Dubai si distingue non solo per la rapidità dell’adozione tecnologica, ma per la capacità di costruire una risposta sistemica. L’AI Career Hub, annunciato a inizio aprile, rappresenta una piattaforma fisica e digitale per l’orientamento, la riqualificazione e l’inserimento lavorativo nelle professioni emergenti. Il progetto è promosso dal Ministero dell’Intelligenza Artificiale in collaborazione con università, aziende tech e centri di ricerca. Si inserisce nella più ampia strategia “UAE Centennial 2071” e anticipa le linee guida della Vision 2040 in tema di capitale umano.

Non è un caso che tutto questo avvenga a Dubai, città che ha già digitalizzato oltre il 99% dei servizi pubblici e che ospita il Dubai Future District, hub di innovazione dove operano startup, fondi e acceleratori internazionali. L’AI Career Hub avrà sede proprio in questo distretto, con l’obiettivo dichiarato di formare ogni anno almeno 10.000 persone – tra studenti, lavoratori e imprenditori – con competenze certificate nel campo dell’intelligenza artificiale applicata.

Ma quali saranno le professioni più richieste? E quali percorsi formativi si stanno attivando per intercettare questo nuovo bisogno? La seconda parte dell’articolo entra nel cuore del progetto, raccontandone contenuti, protagonisti e implicazioni strategiche per chi lavora — o vuole lavorare — negli Emirati.

Il contenuto dell’hub: nuove competenze per nuovi ruoli

In un quartiere che sembra uscito da un libro di fantascienza – il Dubai Future District, dove anche i semafori ti osservano con più curiosità di quanto faccia il tuo capo – ha preso forma l’AI Career Hub, un centro futuristico che promette di fare per il lavoro quello che Google Maps ha fatto per che si smarriva in viaggio: orientare, aggiornare e connettere. Quattro le aree su cui poggia le fondamenta: formazione, certificazione, orientamento e matchmaking aziendale. Il piano non è modesto: trasformare Dubai in una fucina globale di talenti AI-ready, pronti non solo a sopravvivere al mercato che cambia, ma a guidarlo. E tutto questo… è appena cominciato. Vediamo le aree, una per una:

📌 Formazione – I programmi spaziano dal machine learning applicato al business alla gestione etica dei dati, fino alla programmazione su framework AI. Le sessioni sono progettate in collaborazione con aziende come IBM, Google for Startups e le università locali (Dubai Future Foundation, Mohamed bin Zayed University of Artificial Intelligence), e si rivolgono sia a neolaureati che a professionisti in fase di reskilling.

📌 Certificazione – I corsi prevedono test riconosciuti a livello internazionale. Questo consente ai partecipanti non solo di acquisire competenze, ma di attestare ufficialmente il proprio profilo professionale, elemento cruciale per la mobilità internazionale del capitale umano.

📌 Orientamento – L’hub offre servizi di consulenza individuale e assessment predittivo per valutare attitudini e profili. Grazie all’uso di intelligenza artificiale conversazionale e psicometrica, viene costruito un percorso su misura per ciascun utente.

📌 Matching con le imprese – Una sezione dedicata mette in contatto i talenti con aziende alla ricerca di figure specializzate in intelligenza artificiale, data science, AI operations, robotica e cybersecurity. Il tutto con percorsi preferenziali per startup e PMI emiratine.

I profili più richiesti: dall’AI trainer al prompt engineer

Quali sono le nuove professioni che il mercato emiratino sta già cercando? Secondo i dati pubblicati dal Dubai Digital Authority e rielaborati da QuiDubai, i cinque profili più ricercati nel primo trimestre del 2025 sono:

  1. Prompt engineer – esperti in linguaggi naturali che sanno “parlare” ai modelli generativi di AI.
  2. AI trainer & auditor – responsabili della “formazione” degli algoritmi attraverso input e controllo di bias.
  3. Data ethicist – specialisti in etica digitale e governance dei dati.
  4. AI project manager – profili ibridi con competenze in tech e business.
  5. Robot interaction designer – figure capaci di progettare esperienze utente tra umani e macchine intelligenti.

Dubai punta a diventare uno dei primi Paesi al mondo a dotarsi di una forza lavoro “AI fluent”, ovvero in grado di collaborare con sistemi intelligenti in ogni comparto, dalla sanità alla finanza, dalla logistica al turismo.

Una piattaforma strategica, non solo formativa

Ciò che distingue l’AI Career Hub da iniziative analoghe in Europa o USA è la visione sistemica. Si tratta da una parte di aggiornare le competenze dei lavoratori, dall’altra di modellare un’economia futura in cui l’intelligenza artificiale sia parte integrante della produttività nazionale.

Il governo emiratino, con il supporto della Minister of AI Office e della UAE Artificial Intelligence Strategy, ha stanziato oltre 500 milioni di AED (più di 125 milioni di euro) per i primi due anni di attività. I fondi saranno utilizzati non solo per le strutture fisiche e digitali, ma anche per la creazione di borse di studio, incentivi fiscali per le imprese che assumono AI specialist e fondi di venture capital per startup emiratine nel settore.


Mentre nel resto del mondo si discute ancora se l’AI distruggerà posti di lavoro o meno, Dubai ha scelto di trasformare la domanda in una piattaforma di opportunità. Con il lancio dell’AI Career Hub, l’emirato non solo anticipa i cambiamenti, ma crea un’infrastruttura educativa ed economica per governarli. Non è una risposta emotiva alla disruption, ma una strategia di lungo periodo: pragmatica, inclusiva, competitiva.

La vera sfida, ora, sarà attrarre e trattenere i talenti in un contesto in cui la competizione tra città globali si gioca sempre più sulla capacità di integrare AI e capitale umano, anziché contrapporli. Le imprese italiane, le università e i professionisti che guardano a Dubai con interesse farebbero bene a cogliere questo segnale. Non solo per formarsi, ma per contribuire a scrivere una pagina decisiva dell’economia del futuro.


La Redazione

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