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Trasferirsi a Dubai: come la lingua straniera cambia il tuo modo di decidere

Tempo di lettura : 3 minuti

Trasferirsi a Dubai significa cambiare lingua, abitudini e modo di pensare. Ti sei mai chiesto se, quando parli inglese, prendi decisioni diverse rispetto a quando ragioni in italiano? Il fenomeno si chiama Foreign Language Effect e influenza il modo in cui analizzi, senti e reagisci alle situazioni quotidiane. Per chi sceglie di vivere e lavorare all’estero, comprendere questo effetto è fondamentale: può renderti più lucido, ma anche più distaccato. Sapere come ti cambia, invece, può fare la differenza tra adattarti con equilibrio o sentirti emotivamente “tradotto”.


Nel mio precedente articolo ho raccontato come la lingua madre liberi ciò che una lingua straniera (ad esempio l’inglese) tende a trattenere. Oggi mi spingo oltre: che cosa succede quando decidiamo in inglese? Siamo più analitici o più impulsivi? Capire come il Foreign Language Effect ci cambia ci permette di non esserne strumento inconsapevole e, anzi, di sfruttarlo a nostro favore.

La scienza dietro le scelte (quando decidi di trasferirti a Dubai)

Hai mai notato che quando ragioni in inglese ti senti più razionale, meno emotivo e più attento ai dettagli? Per chi sta pensando di trasferirsi a Dubai, questa differenza può influenzare non solo le relazioni, ma anche le scelte professionali e finanziarie.
Non è solo un’impressione: uno studio della University of Chicago, pubblicato su Psychological Science (Keysar, Hayakawa & An, 2012), ha dimostrato che il modo in cui pensiamo cambia a seconda della lingua che utilizziamo.

In un esperimento, studenti americani hanno dovuto prendere decisioni economiche sia nella loro lingua madre, l’inglese, sia in una seconda lingua, lo spagnolo. Il risultato è stato sorprendente: nella lingua straniera tendevano a ragionare con più logica e meno emozione, scegliendo opzioni più vantaggiose sul lungo periodo.

Per chi vive all’estero – e in particolare per chi decide di trasferirsi a Dubai, dove l’inglese è la lingua del business – questa distanza emotiva può diventare una risorsa. La lingua straniera riduce l’impatto del Framing Effect (Effetto Cornice), ossia la tendenza a farsi condizionare da come un’informazione viene presentata.
Ecco un esempio classico:

“Questa carne è 75% magra” → cornice positiva
“Questa carne contiene 25% di grassi” → cornice negativa

È lo stesso dato, ma la prima formulazione spinge più facilmente all’acquisto. Quando ragioni in una lingua straniera, tendi a notare la struttura logica prima della reazione emotiva.

Perfino nei bilingui fluenti, le parole della lingua madre mantengono una carica affettiva speciale, radicata nel legame con il caregiver. In italiano ci lasciamo guidare più facilmente dal cuore; in inglese, dal cervello. Chi sceglie di trasferirsi a Dubai e lavorare in ambienti internazionali deve quindi imparare a bilanciare queste due forze: la lucidità che l’inglese favorisce e l’autenticità emotiva che l’italiano custodisce.

Quando vivi all’estero, pensi in un’altra lingua

Quando decisi di trasferirmi negli Stati Uniti, a San Diego, mi accorsi di una cosa curiosa: le pubblicità americane non avevano su di me lo stesso effetto di quelle italiane. Mi sembravano più lontane, quasi innocue. Guardandole, non sentivo le stesse emozioni. Lo spirito era più critico, l’emotività attenuata, e la presa psicologica molto debole.

Quella distanza linguistica e culturale mi aveva reso più lucido. È lo stesso effetto che molti italiani raccontano dopo essersi trasferiti a Dubai: vivere in inglese cambia il modo di reagire. Si diventa più analitici, più capaci di filtrare le emozioni, ma anche più consapevoli di quanto la lingua madre custodisca la nostra identità.

Nel contesto multiculturale di Dubai, dove ogni giorno ci si muove tra riunioni in inglese, conversazioni in arabo e pensieri che tornano in italiano, il cervello compie un costante esercizio di traduzione cognitiva. Questo continuo “passaggio di codice” modifica il modo in cui prendiamo decisioni e affrontiamo sfide complesse.
Chi sceglie di trasferirsi a Dubai non cambia solo Paese, ma anche la struttura stessa del pensiero. È come se una parte di te ragionasse in una lingua più logica, mentre un’altra restasse legata al calore delle parole di casa.

Decidere in inglese, sentire in italiano

Nel mondo del lavoro internazionale, questa doppia dimensione linguistica diventa una bussola interiore. Pensiamo a tre situazioni tipiche per chi ha scelto di trasferirsi a Dubai:

  • Negoziare uno stipendio o un contratto in inglese
    In inglese tendiamo a essere più razionali e diretti. È un vantaggio quando bisogna restare freddi davanti ai numeri, ma può far perdere quel calore e quella spontaneità che, in italiano, ci verrebbero naturali.
  • Gestire un team multiculturale
    Parlare una lingua globale come l’inglese ci rende più “puliti” nella comunicazione, ma anche più neutri. Rischiamo di sembrare meno empatici, meno “presenti emotivamente”, soprattutto in culture dove il contatto umano resta essenziale.
  • Prendere decisioni rapide sotto pressione
    L’inglese aiuta a semplificare, a ragionare in modo strutturato. Tuttavia, questa lucidità può abbassare il volume dell’istinto — quella parte di noi che, spesso, in italiano, riconosce subito cosa è giusto.

Essere expat significa tradursi continuamente — non solo nelle parole, ma nelle scelte che plasmano la propria vita. Chi si trasferisce a Dubai si trova a vivere in un “campo bilingue” dove la lingua è anche un filtro percettivo: cambia il modo di pensare, di reagire, persino di emozionarsi.

La vera sfida non è decidere in inglese o in italiano, ma integrare le due menti: la lucidità analitica che Dubai richiede e la profondità emotiva che l’Italia insegna.

Forse il segreto è proprio questo: non scegliere quale lingua usare per decidere, ma chiedersi ogni volta — se dovessi spiegare questa scelta in italiano, a una persona di cui mi fido, come mi suonerebbe?
La risposta, spesso, non traduce solo una decisione. Traduce te stesso.

Paola Beschi

Appassionata di persone e sistemi che funzionano. HR strategist, Executive Coach ICF, accompagna team e leader con uno sguardo internazionale e una curiosità instancabile per le dinamiche positive che generano crescita.

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