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Carmine Faravolo: la tradizione culinaria italiana, guidata da amore e passione, arriva a Dubai

Tempo di lettura : 6 minuti

Il mondo della cucina è ricco di personalità creative e talentuose, e Carmine Faravolo è una di queste. E’ tra i pochi chef che hanno raggiunto lo status di icona grazie a una carriera ricca di esperienze internazionali che oggi lo ha condotto a conquistare il cuore degli appassionati di cucina di Dubai con la sua arte culinaria unica e la sua personalità carismatica. In questo articolo, esploreremo la vita e la carriera di Carmine, scoprendo i segreti del suo successo, del suo stile culinario unico, e perfino una sua ricetta originale rivelata per i lettori di QuiDubai. Oggi ho incontrato lo chef italiano Carmine Faravolo e voglio raccontarvi la sua storia.

Lo chef del Waldorf Astoria Palm Jumeirah

Dopo otto anni di attività sotto la guida del famoso chef Heinz Beck, oggi è lo chef Carmine Faravolo ad occuparsi del nuovo Social, il ristorante italiano fine dining del Waldorf Astoria Palm Jumeirah, a Dubai. 

Anche se uscire dall’ombra di Beck potrebbe sembrare scoraggiante, Faravolo non ha paura delle sfide. E’ pronto.

Sono qui per dimostrare che il cibo italiano non è solo la pasta e la pizza che tutti riconoscono nel mondo”. Inizia così la nostra informale chiacchierata, con il guanto di sfida raccolto da un cuoco tutto passione e innovazione. “Certo – continua – pizza e pasta fanno parte della nostra tradizione, ma per noi si tratta di studiare la storia che c’è dietro ogni singolo piatto, il sacrificio e la passione che si rivelano solamente a chi è davvero curioso di cucina”.

Ma conosciamo meglio il nostro chef, Carmine Faravolo, classe ’91, che viene da un piccolo paese a pochi km da Napoli, San Gennaro Vesuviano.

Quando nasce la sua passione per la cucina? Carmine racconta di essersi avvicinato alla cucina grazie alla nonna Maria: la sua prima maestra. Ha mosso i primi passi con lei: si appassionava a vederla cucinare per tante persone la domenica, quando la famiglia si riuniva e i pranzi duravano dalle quattro alle cinque ore. Quello è stato il momento in cui ha cominciato con i primi lavoretti: sbucciare le melanzane, friggerle, tagliare i pomodori, sbucciare l’aglio: aveva circa 11 anni.

Ha lasciato il suo paese 15 anni fa, quando era molto giovane. Prima di andarsene ha intrapreso il suo percorso studiando vicino Roma, ad Amatrice (in provincia di Rieti), in un centro professionale culinario.

Realizzando sempre di più quanto la sua passione per la cucina stesse diventando grande, parte alla volta dell’estero raggiungendo le grandi città in giro per il mondo, tra le quali Londra, New York, Sidney.

Come inizia uno chef

La sua carriera inizia nel 2008 quando comincia a lavorare in un ristorante italiano a Napoli. Segue un ristorante stellato Michelin a Bologna, poi è la volta di Denia, in Spagna. Dopo ancora è il turno di Londra, in cui trascorrerà alcuni anni raffinando le sue competenze in cucina. Chef Carmine non si ferma, raggiunge Sidney per poi arrivare a Zhuhai, in Cina e il suo percorso internazionale vede il suo arrivo a Dubai, nel maggio 2022.

Dopo aver lavorato in giro per il mondo, oggi mi trovo a Dubai, che ritengo una grandissima mappa culinaria, la città del futuro, super sicura, in cui ho trovato il mio compromesso tra la mia passione, il mio lavoro e la mia vita privata. Dubai è davvero ricca di emozioni, di sorprese”, racconta Carmine.

Come è arrivato a Dubai?

Grazie all’Hilton. “Lavoravo per un altro brand Hilton e si era aperta una posizione per mandare avanti il Social, ristorante italiano dove lavoro attualmente. Ho conseguito i vari step per ottenere questa posizione manageriale. Dubai era una meta che avevo in mente da molti anni, ma la reputavo una meta non culinaria.

Successivamente ammetto di essermi ricreduto: dal punto di vista culinario, credo che Dubai sia cambiata molto da quando sono arrivato per la prima volta otto anni fa, ho sentito che fosse il momento giusto per venire a Dubai. Gli standard sono molto elevati e attiriamo clienti da tutto il mondo. So di dover affrontare una concorrenza agguerrita”. Aggiunge ancora: “credo che Dubai porti con sé un insegnamento importante: quello di non arrendersi mai. Se si guarda alla Dubai di 50 anni fa rispetto a quella di oggi, si capisce che bisogna insistere ogni giorno per ottenere grandi risultati. Dico sempre che se fai piccoli sacrifici, avrai piccoli risultati, ma se sei disposto a fare grandi sacrifici? Allora si può ottenere molto”.

Come dicevo in precedenza, Carmine non ha paura delle sfide: parlando con lui non posso fare a meno che lasciarmi travolgere da tutto l’amore e la passione che mette nel proprio lavoro, che traspaiono anche dal suo sguardo, dalla sua dedizione e dal suo sorriso genuino.

Quali sono i pro e i contro di questo lavoro

Parto dal presupposto che non lo considero il mio lavoro, ma una passione, un amore che ho che mi accompagna ogni giorno, dove mi alzo la mattina e con il sorriso vado al lavoro, provo dei piatti, sto con la mia famiglia ( il mio team), per non parlare della possibilità di viaggiare, conoscere sempre nuove persone, nuove connessioni, e mantenere una mentalità sempre più aperta racconta Carmine, ricordando i lati positivi dell’essere uno chef.

Per quanto riguarda i lati negativi ricorda la difficoltà di ambientarsi, il vivere lontano dalla famiglia, aggiunge inoltre che “arrivare oggi a gestire una cucina professionale all’interno del Waldorf Astoria di Dubai non è stato facile, è il risultato di un percorso in cui da solo devi fare molto. Certo, ho avuto la fortuna di avere dei mentori nel corso della mia carriera, oggi sono qui anche grazie a loro”.

Carmine racconta che la difficoltà maggiore che ha dovuto affrontare è stata il suo arrivo a Londra: non conosceva minimamente la lingua inglese, ma nonostante un inizio ostile a causa di questo, non si è mai arreso, il suo amore per il suo lavoro gli ha permesso di superare ogni difficoltà.


Oggi è contentissimo del suo percorso, caratterizzato sia da momenti di grandi soddisfazioni sia da momenti di difficoltà.

Il tratto distintivo della sua cucina? La creatività. Dopo aver parlato con lui mi è sembrato evidente che il tratto distintivo della sua cucina sia la creatività, “con un pizzico di fantasia e tanto studio presento al cliente piatti ricercati, portando avanti la tradizione della mia terra, non dimenticando mai le mie radici, mia nonna e le sue pietanze”. Lo chef Faravolo cerca sempre di raccontare una storia attraverso i suoi piatti, giocando con i colori per poi passare alla concentrazione di sapori, “mi piace l’idea di portare avanti un’esperienza culinaria in cui il cliente rimane affascinato prima attraverso la vista, successivamente con l’olfatto, per poi arrivare al gusto, al palato”.

La buona riuscita di un piatto è un lavoro di squadra: infatti lo chef ci tiene a rimarcare il ruolo importante dei membri dello staff in cucina, ma anche in sala: “il primo passaggio fondamentale è la sala”, racconta, “i miei colleghi fanno la differenza, il team è una cosa importantissima, senza di loro siamo corpi senza anima. Parte tutto dall’entrata, senza di loro il cliente vedrebbe solo il secondo tempo di un film”.

Vogliamo parlare anche della particolarità delle sue ricette? 

Carmine porta a Dubai la tradizione italiana in chiave moderna, rappresentando i piatti tipici della sua regione, la Campania. Tra i suoi piatti non possiamo non nominare la parmigiana, ma ciò che trovo molto interessante è la ricetta della genovese rinchiusa nel tortello, con una crema di porcini, cavolo verde e castagne, davvero notevole.

Attraverso le mie ricette rappresento la mia città in giro per il mondo, le persone apprezzano tanto la mia passione, la storia che riporto e rappresento nei piatti.

L’italiano all’estero è conosciuto unicamente per la pasta e la pizza, ma non è cosi. Voglio mostrare al mondo che c’è di più, la cucina italiana è molto di più. Faccio fatica a eliminare questo tag che all’estero ci portiamo dietro”, ammette Carmine.

La sua cucina è il risultato dell’unione di prodotti di aziende agricole locali e prodotti italiani importati

Lo chef Carmine Faravolo spiega: “lavoro molto con le aziende agricole locali, ma naturalmente mi servo anche di alcuni prodotti italiani che ritengo essenziali per l’autenticità della nostra cucina – la mozzarella o la burrata italiane, per esempio. Devo quindi importare alcuni prodotti, ma mi piace mantenere rapporti con il maggior numero possibile di aziende locali. Dobbiamo lavorare tutti per condividere i nostri obiettivi e sostenerci a vicenda”.

Il suo motto è: “non permettere alla tua vita di lavorare per Dubai, ma lascia che sia Dubai a lavorare per la tua vita”. E’ questo ciò che ricorda a se stesso quotidianamente, perché Dubai è una città che gli sta dando tanto.

Anche se è da poco che sono qui”, racconta lo chef Faravolo, “mi sono già affezionato molto a Dubai e voglio assicurarmi di ripagare questa città con la stessa moneta”.

Carmine non si ferma, non sia adagia, ma sta già lavorando ad un piatto che dedicherà al suo amore per questa città: si chiamerà Dubai Moon, sarà un dessert che rappresenterà il nuovo gigantesco hotel, di cui al momento conosciamo solo una bozza, un progetto che prenderà probabilmente vita nel 2027, che sarà a forma di luna. 


Restate con me, per assistere e chissà, anche assaggiare i capolavori a cui darà vita lo chef Faravolo.

Vanessa Bellamia

Performer, producer e redattirce appassionata di storie e ispirazioni, sono approdata a Dubai in cerca di ispirazione. Sono anche una blogger e per QuiDubai racconto una Dubai diversa, "on the road" e ricca di opportunità

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